Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. II, 1915 – BEIC 1892399.djvu/58

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bellezza del luogo. Queste cose tutte venivano alla fine perfezionate dalla grazia ridente de" festoni e delle ghirlande, tessute di frondi e di fiori fatti al naturale, che pendevano per ogni parte dagli archi de’ portici e dagli alberi, fra’ quali la tavola era collocata. Venuta l’ora del mezzodí, stabilita per il banchetto delle spose, ed essendo giá presenti ai luogo della festa i reali e i serenissimi principi, e giá pieni di popolo i portici della gran sala e il corso e le strade che vi conducono, s’incamminarono ancora le spose e gli sposi convitati a quella volta. Siccome erasi studiato, anche per secondar le intenzioni di S. M. la imperadrice regina, di non ommetter nella direzione degli spettacoli nulla che potesse contribuire a mantener l’ordine, la tranquillitá e la pubblica decenza, cosi si credette di dover usare ogni attenzione massimamente nel regolamento di questo. Fu perciò provveduto che le fanciulle invitate e i giovani loro sposi fossero maritati ne’ giorni antecedenti alla festa da’ rispettivi loro parrochi, e quindi, di mano in mano che si radunavano nella cittá, albergati e mantenuti in questo luogo pio Trivulzi, dal quale poi, venuto il giorno della loro comparsa, passarono ad ordinarsi nella vicina basilica di Santo StefTano. Da questa chiesa pertanto vennero i quattrocento e piú convitati al luogo della festa, preceduti da una numerosa ed allegra sinfonia ed accompagnati con buon ordine da quantitá di soldati, non tanto per decorazione dello spettacolo, quanto per contenere la indiscreta piacevolezza del popolo. Al loro arrivo fu tosto, per mezzo de’ soldati, imbandita la grande mensa d’abbondanti c laute vivande; alla quale, poiché fu benedetta dal proposto della mentovata basilica di Santo Steffano, s’accostarono i convitati; e nell’atto che tutti ponevansi a sedere, furono distribuite alle spose le doti destinate per esse. Era il valore di ciascuna dote, coll’aggiunta di due medaglie d’argento, riposto in una borsa di seta, ricamata d’oro, colla cifra di S. A. R. l’arciduca Ferdinando; e queste borse vennero, per ordine dello stesso reale arciduca, distribuite dai due cavalieri delegati alla direzione delle pubbliche feste in porta