Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. II, 1915 – BEIC 1892399.djvu/72

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un altro carro assai piú grande e magnifico, tutto d’intaglio d’argento, con pitture smaltate in argento ed oro e color cilestro, e con drappi dello stesso colore, e festoni e grandiose nappe d’argento distribuite riccamente all’intorno. Conducevano questo carro otto cavalli di color baio castagno, ornati di grandi pennacchi e bardature e coverte d’argento e color di rosa; e guidati parimenti da otto garzoni a cavallo, e da altrettanti uomini a piedi, con abito color di rosa e bianco. Appariva sull’alto del carro una statua rappresentante l’Abbondanza, con geni all’intorno e simboli ad essa convenienti; e nel davanti dello stesso un’altra statua rappresentante l’Agricoltura, che teneva con una mano l’aratro e coll’altra una corona di verdi fronde, ed era parimenti intorniata di piccoli geni, che le scherzavano ai piede. Finalmente sopra il medesimo carro stava in pomposa mostra spiegato il premio della corsa, che consisteva in una pezza di velluto verde col fondo d’oro, del valore di ducento gigliati. Cosi tosto che si seppe esser giunti al luogo della meta i descritti carri, che portavano il premio, furon date le mosse; e si videro in un baleno gli undici cavalli competitori lanciarsi e correr fra mezzo alla turba dell’ondeggiante popolo, la cui curiositá male poteva esser contenuta dagli usseri, che innanzi e indietro cavalcavano, acciocché rimanesse sgombro lo spazio necessario alla corsa. Frattanto che gli spettatori stavano facendo vani voti e pronostici a favore dell’uno o dell’altro de’ cavalli ch’eran corsi alla meta, giunse alle LL. AA. RR. l’avviso, che annunciava il cavallo vittorioso. Fu questo un cavallo inglese, di color baio castagno, appartenente a un signor Vanini di Firenze. Indi a non molto, preceduto dai sopra descritti carri, fu ricondotto il cavallo vincitore alle mosse, per presentarlo ai reali e serenissimi principi. Il reale arciduca, riscosso anche in si piccola circostanza all’idea del merito, non potè a meno di non iscendere dal suo palco e fargli carezze. Questa corsa de’ barberi, anche a detta de’ forestieri, che ne hanno veduto di simili nelle cittá dove si costumano,