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della reale accademia d'agricoltura di milano 77


E prima si è giudicato opportuno di stendere l’ispezione dell’accademia anche sopra le altre quattro arti primitive, cioè la pastorale, la caccia, la pesca, la mineralogia1, non solo per congiugnere in uno gli oggetti piú naturali e piú semplici della pubblica economia, ma ancora perché queste arti hanno de’ prossimi legamenti coll’agricoltura, e perché possono agevolmente sotto una stessa generale operazione abbracciarsi. In tal modo, senza moltiplicare i mezzi, si moltiplicano i fini, a’ quali può tender vantaggiosamente l’ispezione dell’accademia.

Si è inoltre proposta, come necessaria all’uso dell’accademia, una quantitá di terreno per le sperienze, non giá perché si confidi assolutamente sopra gli esperimenti eseguiti sopra un piccolo e invariato spazio di terreno, ma per potervi soltanto fare i primi saggi, e poter dall’esito loro pigliare maggior fiducia di trasportar le sperienze in grande e in diversi luoghi col favore degli accademici piú zelanti e disinteressati.

Questo terreno potrebb’essere della quantitá di cinquanta pertiche in circa, e vorrebbe esser situato ne’ Corpi santi, tra la porta Nuova e la porta Comasina di questa cittá, si per la comoditá dello sperimentatore e degli accademici, che per la qualitá del terreno, piú opportuna ad eseguirvi diversi esperimenti. Potrebbe questo prendersi ad affitto, quando la soppressione de’ piccioli conventi od altra simile disposizione superiore non servisse d’occasione per assegnare questa tenue proprietá all’accademia.

Si accenna parimenti nelle costituzioni una somma disponibile per le spese necessarie all’accademia. Questa servirebbe spezialmente per la provvista de’ libri e degli stromenti, per la stampa delle cose da pubblicarsi, per carta e simili altre cose d’ordinaria o di straordinaria necessitá, relativa al fine della istituzione. L’annua somma di duecento2 zecchini sarebbe per ora bastevole a tale oggetto.

  1. Cosí corretto su «metallurgia» [Ed.].
  2. Prima era scritto «cento», a cui fu premesso poi un «due» [Ed.].