Pagina:Parlamento subalpino - Atti parlamentari, 1853-54, Documenti I.pdf/321

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Questa opportunitá pertanto non facevasi lungamente at- tendere ; anzi dal caro cosí rapidamente cresciuto era con- vertita in urgenza.

Di sorte che îl Governo non solamente credè che potesse, ma avvisò che dovesse subitamente provvedere nell’unico modo possibile, nel quale le norme dal Parlamento tracciate, le dottrine adottate in tante leggi, e le sue proprie convin- zioni gli permettevano di farlo, cioè abbattendo l’ultimo im- paccio che rimaneva al commercio esterno dei cereali, e ri- ducendo il dazio ancora protettore ad un dazio assai lieve, puramente finanziario, e quasi nominale.

Questo è il provvedimento al quale dimandasi la vostra approvazione con l’articolo 1 della legge che il Ministero vi sottomette. A taluno frattanto potrebbe parere che all’ur- genza del caro, non altrimenti avesse ad essere provveduto che con temperamenti temporanei e passeggeri.

——— Ma il Ministero, dopo di avere molto riflettuto su questo

particolare, ha decisamente abbracciata l’opinione contra- ria, né saprebbe dubitare a tal riguardo della adesione della Camera elettiva.

In effetto, signori, un temperamento provvisorio, una so- spensione del dazio a tempo, anzi che una riduzione perma- nente, come quello che abbiamo ad onore di proporvi sa- rebbe di piccolo o di niun giovamento al male, a cui la prov- videnza, con lo spettacolo del caro, esige da noi che si ap- porti un efficace rimedio.

La sospensione del dazio di 30 soldi o 2 lire ad ettolitro, per sei mesi od un anno, nulla cangerebbe all’avviamento ed alle abitudini del commercio del grano, e se anche potesse contribuire in qualche modo a rendere un po’ meno scarsa la porzione del frumento che era in quest’anno destinata all’in- terna consumazione, certo è che assai poco efficace sarebbe ad alleviare le sofferenze attuali ed affatto impotente a mi- gliorare la condizione futura del consumatore. Perciocchè nulla fiacca tanto le forze del commercio, e nulla getta maggiore scompiglio nelle sue relazioni, quanto la instabilitá dei provvedimenti che il concernono.

Fanno testimonio di questa veritá gli effetti della scala mo- bile, lá dove ha esistito ed esiste ancora. Essa porta con sè medesima la instabilitá, e sebbene per suo instituto ren- desse poco o nulla la protezione in tempi di penuria, pure non riuscí mai a correggere l’esagerazione dei prezzi, sic- come spesso fu insufficiente a limitarne il ribasso,

Nel 1846, ciascun di voi il rammenti, il Parlamento bri- tannico riducendo il dazio da un diritto mobile ad un diritto fisso d’uno scellino, il quarto, ordinava che questa riduzione fosse attuata dal primo febbraio 1849 in avanti.

Ma sopraggiunse il caro del 1847, ed i diritti mobili allora esistenti furono sospesi. Ciò non ostante, il commercio dei grani non acquistò un considerevole e solido incremento che allora quando la riduzione del dazio divenne un fatto per- manente e stabile.

Onde è che nel corso di quei due anni di scarsitá, 1846 4847, furono immessi in quel regno 48 milioni e mezzo di et- tolitri all’incirca di farina di frumento, ed altre specie di grani, cioè poco piú di 24 milioni per anno, mentre in una annata di abbondante produzione all’interno, come fu quella del 1849 ne furono introdotti circa 30 milioni, e presente- mente nei primi nove mesi dell’anno, cioè sino al 10 ottobre scorso, tra quali hanno da noverarsi meno di due mesi e mezzo di penuria, e però di piú larghe importazioni, queste ascendevano giá a circa 27 milioni di ettolitri (1).

(1) Vedi îl documento intitolato : A reporte on the corn trade.

Perchè mai dunque l’Inghilterra è tanto -piú copiosamente provveduta oggi, che non fu nel 1847, quantunque in quel- l’anno fossero sospesi i diritti suli’immissione, ed ora esista quello di uno scellino per quarto? Perchè mai dal 1849 co- minciò il suo approvigionamento a diventare piú abbon- dante e piú facile?

Certamente, perchè prima di quell’anno, perchè nel 1847 medesimo, quantunque prossima l’applicazione del nuovo si- stema, mancava tuttavia la stabilitá dei provvedimenti de- finitivi.

Adamo Sinith, il cui nome dopo tanti luminosi esempi acquistava autoritá nei congressi politici e nelle assemblee legislative, non minore di quella che aveva giá nelle scuole, ha insegnato tra i primi, «chela libertá del commercio dei «grani, libertá senza restrizioni e senza limiti, non è sola- «mente il migliore dei preservativi contro la carestia, ma sí «ancora il piú sicuro mezzo di attenuarne le sofferenze, «quand’essa ha percosso le popolazioni.»

Ma cotesta libertá, o signori, al pari di tutte le altre li- bertá umane, è una mera vanitá, una solenne menzogna, se non è congiunta alla sicurezza che sará stabile e doratura.

Il Ministero, usando l’unica facoltá che gli era conceduta dalle leggi dello Stato, ricorreva alla libertá, come il piú op- portuno dei mezzi per riparare al caro; ma a voi spetta il renderla effettivamente secondo la sentenza testé citata, il migliore dei preservativi contro i mali avvenire, il piú si- curo dei rimedi alle sofferenze presenti. Voi avete il potere di farlo, ed a voi ne rimarrá P’onore.

Non siavi pertanto chi voglia sospettare che il Governo del Re operi o parli sotto la impressione delle attuali straor- dinarie condizioni, e che dimentichi affatto i tante volte rac- comaudati riguardi all’agricoltura.

Quando tutto un popolo soffre del caro, siffatti riguardi ri- duconsi, nel concetto della gente ragionatrice, alla loro giusta misura.

Allora non è chi non desideri o chi osi negare la sospen- sione temporanea della voluta protezione, allora si scorge che la quistione delle sussistenze vince di gravitá tulte quante le altre ; e quindi allora è natural cosa, o signori, che la preoc- cupazione di alcuni interessi secondari, spesso artificiali, e quasi sempre esistenti piú nella opinione degli uomini che nella realtá dei fatti, ceda alla esigenza di piú gravi e piú so- stanziali interessi.

Un dazio protettore non cangia di natura, sia ce si applichi all’industria manufattrice, sia che si riferisca all’industria agraria. Ora qual è l’industria manufattrice che non si gridi perduta, se la protezione l’abbandona, e quante ordinaria- mente non si giovano delle acquistate libertá?

To sun di credere che l’industria agraria è appunto tra quelle che della libertá abbiasi principalmente a giovare. Industria tanto naturale alle nostre contrade, non è possibile che per essa fallisca la veritá d’un principio giá confermato dall’espe- rienza.

Un uomo di Stato e di scienza ha detto che «le restrizioni apportate alla libertá del commercio non possono reggere se non quando se ne faccia una parte eguale a ciascuna indu- stria.» Voi avete eliminate le parti che le altre industrie si avevane alla protezione eretta in sistema ; e però non lascierete sussistere quella che ancora si vanta di avervi Ja produzione del grano, quando il sistema è distretto.

Nè senza ragione ho detto la produzione del grano , poichè l’agricoltura medesima in altri suoi rami non è protetta; nè si attende dalla protezione ja sua prosperitá.

Oltre che i timori esagerati, che un giorno si aveva la gente