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SESSIONE DEL 1853-54

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non superi la decima parte della portata intera del condotto stesso; se oltrepassasse il decimo, si stipulò che il soprap- piú fosse dal Governo pagato ad un prezzo di favore, ossia a un quarto meno di quello che la stessa acqua verrebbe pa- gata nei siti piú vicini alla stazione. i

‘Fu in alcuni degli ulfizi mossa questione se, ove la condotta d’acqua non passasse precisamente alla stazione il condurvela fosse a carico del Nicolay; e se a carico suo v del Governo fossero i serbatoi, ed in generale le spese per la distribu- zione interna e per la conservazione dell’acqua. Interrogato dal vostro nffizio il ministro rispose non esservi dubbio do- versi dal cavaliere Nicolay dare l’acqua condotta al luogo stesso della stazione; ma all’incontro ogni opera per la di- stribuziene interna e per la custodia dell’acqua restava a ca- rico della finanza; lievi essere tuttavia le spese per la di- stribuzione interna, e quelle. per la conservazione della richiesta quantitá d’acqua essere da lungo tempo eseguite. Del resto risulta che fino dal giorno 19 del corrente maggio dalla societá Nicolay fu data l’acqua alle stazioni tutte da Pontedecimo a Genova. Ogni spesa di manutenzione (art. 14) fu dichiarata a carico del concessionario. In caso di maggior derivazione a farsi dalla Scrivia, a patti eguali fa al Nicolay promessa la preferenza (art. 8). Il canone in favore della finanza (art. 10). fa stabilito di 40 lire per litro d’acqua al minuto secondo, se il Governo facesse uso dell’acqua come forza motrice; in caso contrario di lire 50. Vi fu chi trovò oltremodo tenue un tal canone; ma convien notare che due, ed anche assai gravi, correspettivi della concessione si tro- vano, ano nella totale obbligazione della manutenzione im- posta al Nicolay anche pel casc che il Governo faccia uso del- l’acqua, come diffatti ha proposto di fare, come forza mo- trice; l’altro, che è quasi una specie di canone, consiste nel decimo dell’acqua da concedersi, come dicemmo, gratuita- mente al Governo, ed anche il soprappiú, ove occorra, ad un prezzo di favore, per gli usi della strada ferrata. Altri avrebbe voluto che il Governo si riservasse fa facoltá del riscatto, che la concessione si dichiarasse riversibile al Go- verno dopo un breve spazio, se ottener si poteva; altri- menti, almeno dopo il termise di 99 anni, alla quale condi- zione, dicono, non avrebbe per certo fatto seria opposizione il Nicolay. Ma basti notare la differenza che passa tra le concessioni di strade ferrate, il benefizio delle quali consiste nel provento e nell’uso giornaliero, ele concessioni d’acqua, che suole dai concessionari non dassi in affitto ma vendersi; ogni patto di riversibilitá anche lontana avrebbe od impedite le vendite, o, se queste si concedessero, sarebbe divenuta

iUusoria la riversibilitá, poichè alla scadenza del termine sa-

rebbe toccato al Governo un capitale senza valore, ed inoltre

. onerato, senza alcun benefizio, delle spese di manutenzione

dell’acquedotto, che sono ora a carico della societá Nicolay. L’indennitá che dovesse pagarsi agli utenti della Scrivia fa con questo contratto posta a carico del signor Nicolay (arti- colo 12). L’opera della condotta dell’acqua a Genova fu di- chiarata di pubblica utilitá (articolo 11), e fu fatta al Nicolay facoltá di cederla ad una societá anoninia costituita a tenore di legge (articolo 13). Fu al cavaliere Nicolay concesso di porre immediatamente mano ai lavori (articolo 16), ma si di- chiarò che Ja convenzione non avrebbe effetto se non veniva approvata per legge ; se l’approvazione non avesse luogo, il Governo rimborserebbe al concessionario le spese utilmente fatte (articolo 17).

Tali in breve sono le principali condizioni della prima con- venzione stipulata il 27 maggio. Il Piatti pese immediata- mente mano alle piccole gallerie addossate alla galleria prin-

cipale ; e il Nicolay presso tutti i fonditori in ferro di Ge- nova, ed anche in Inghilterra, ordinò i tubi necessari alla condotta. i

Parte dei tubi commessi in Inghilterra era giunta, e a mano a mano andavano fornendosi quelli che erano stati co- mandati alle varie fonderie di Genova, allorchè un fortunato accidente forzò il Governo a sollecitare presso il cavaliere Nicolay la modificazione della primitiva convenzione. Tre in- gegneri nostrali, Severino Grattone, Sebastiano Grandis e Germano Sommeiller, trovarono un nuovo metodo efficacis- simo, di grande semplicitá e poca spesa, per condensare Paria, della elasticitá della quale giá in piú luoghi e da molto tempo erasi tentato far uso come di forza motrice sulle strade ferrate. Ma i metodi antichi di condensare l’aria, per mezzo di macchine, erano di un esercizio assai costoso; oltrechè si perdeva inutilmente in comprimere l’aria una parte della forza che con minori perdite e perciò con maggior vantaggio avrebbe potuto direttamente applicarsi alla trazione dei con- vogli. Non vogliamo anticipare il discorso su questa impor- tante invenzione, poichè un progetto di legge relativo alla medesima è attualmente sottoposto alle deliberazioni del Parlamento. Accenneremo soltanto che questo metodo, chia- mato forse a mutar faccia al sistema di locomozione e dare nn impreveduto e mirabile sviloppo alle strade ferrate, prin cipalmente nei passaggi, ora quasi disperati, delle alte ca- tene di monti, consiste nel condensare in grandi serbatoi l’aria senza uso di macchine, direttamente per mezzo del- Pacqua che per un sifone introdotta inferiormente nel ser batoio dell’aria la comprime col peso della colonna d’acqua esistente nell’altro braccio maggiore del sifone ; onde appare che tanto piú sará grande la pressione, e tanto piú l’aria verrá condensata, quanto piú alta sará la colonna d’acqua in questo braccio maggiore e superiormente aperto del sifone. Gl’inventori perciò, oltre una quantitá d’acqua sufficiente alla condensazione di un considerevole volume d’aria, quan- titá che essi valutavano in una ruota d’acqua, ossia in 350 litri per minuto secondo, chiedevano che il punto di conden» sazione fosse non sul tratto orizzontale lasciato circa la metá del piano inclinato, a fine giá di stabilirvi all’occorrenza ie macchine fisse, ma in fondo del piano inclinato stesso, onde cosí avere una colonna d’acqua e perciò una pressione piú alta di circa 98 metri; proponevano inoltre nel modo della condotta ed intubatura dell’acqua parecchie cautele per la soliditá e in ogni caso per la facile riparazione dell’opera, la quale doveva resistere all’enorme pressione di circa 27 atmo- sfere (1). Le mutazioni che si volevano introdurre nella con-

. (1) Ecco uno specchio delle distanze e delle altezze. La gal. leria dei Giovi è lunga metri 3100, colla pendenza del 23 58 per mille, il che dá di pendenza totale. Metri 88 60

Segnono metri 2162 di piano inclinato a 35 per mille 2... been» 85 67

Metri .... 17427 Dopo 150 metri a livello, destinati giá a sta- bilirvi le macchine fisse, seguono altr1310 me- tri inclinati di 35 per mille... .. +...» 10 85 Indi metri 1528 colla pendenza di 29 09 per Millo + ovina ii ie» 42 92 E finalmente fino alla stazione di Pontede-

cimo metri 2129, colla pendenza di 20 82 per Inillle sui vrsiaio CETTE TETTE» 44 33

Metri .... 93 10

Altezza totale, dall’entrata superiore della galleria fino a Pontedecimo . ... .. Metri. ... 272 87

TRE REIT e lunghezza totale metri 9379.