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Relazione fatta alla Camera il 26 maggio 1854 dalla Commissione composta dei deputati Di Revel, Car- quet, Lanza, Brignone, Pallieri, Ara, Daziani, Man- telli, Jacquier, Cadorna Carlo, Serra RERRESRE Ao stengo, Saracco, Arnulf0, relatore.

Sicxori! — La necessitá di migliorare la condizione fi- manziaria, di ristabilire l’equilibrio fra le spese e le entrate, di chiudere una volta la voragine del disavanzo, è dal paese altamente sentita.

Fedeli suoi rappresentanti, voi avete sottoposto il bilancio a profonda e severa discussione, voi vi siete addentrati nei molteplici suoi particolari con la scorta di elaborati rapporti dettati dal costante pensiero delle economie, voi non avete ammessa alcuna allogazione se non in quanto fosse ad un imprescindibile servigio ordinata, e siete quindi pervenuti ad operare notevoli riduzioni. Se non che, dopo conseguiti tali risparmi, il pubblico erario si trova ancora lontano dal pa- reggio fra l’introito e Vuscita.

Incalzati da urgenti circostanze, voi avete receniemente a- bilitato il Ministero a contrarre un nuovo prestito.

Nei tempi moderni il credito è venuto ad aggiungere una potentissima molla alle facoltá di cui i Governi potevano di- sporre. Ma, se da un canto è lecito e conveniente valersi di tal mezzo per eseguire opere straordinarie, per provvedere in epoche difficili ad eccezionali uccorrenze, o riparare ad insoliti accidenti, egli è pur manifesto dall’altro che quello Stato il quale periodicamente ne usi per far fronte alle spese ordinarie, va incontro a cerfa rovina. Uopo è adunque ristarci, e non piú oltre progredire nella disastrosa via dei prestiti, altrimenti una spaventevole crisi diverrebbe pur troppo inevitabile.

Stando le cose in questi termini, siamo forzatamente in- dotti a far scaturire dalle imposte il compimento di fondi onde abbisogna il tesoro nazionale.

Dura cosa sono, per veritá, le imposte, giacchè niuna ve

n’ha ia quale, per sè sola considerata, astrazion fatta dallo scopo cui mira, non partorisca piú o meno gravi inconve- nienti.

Ma qui ragion vuole, innanzi tratto, mentre si attende a e» dificare, che si rivolga addietro per un istante Io sguardo su ciò che si è scemato o distrutto. Nel piú felice giorno della vita di questo popolo, il magnanimo Carlo Alberto, nel pro- clamare lo Siatuto, diminuiva considerevolmente la gabella del sale. Poscia i poteri costituzionali da esso creati tolsero di mezzo, od in piú stretti limiti ridussero molti balzelli che di soverchio gravitavano su i proletari, sull’industria 0 sul commercio. immenso beneficio ritrassero quindi i consuma- tori, cioè tutti i cittadini, dalla riforma economica. E voi stessi, infine, o signori, non avete creduto poter meglio inau- gurare questa Legislatura che coll’assoluta abolizione dei dazi sui cereali,

Vi resta presentemente a soddisfare una parte meno gra- dita del mandato che la fiducia de’ vostri concittadini ha nelle vostre mani riposto: accrescere la rendita pubblica con nuovi tributi, e con un aumento di quelli giá esistenti; tale è l’unico rimedio efficace che il vostro coraggioso patriottismo possa recare all’attuale situazione.

Voi cosí porrete il Governo in grado di adempiere fedel- mente le obbligazioni assunte verso i creditori dello Stato, di sopperire alie spese richieste dall’interesse generale, di accrescere la prosperitá e la ricchezza del paese, di tutelare valevolmente la nostra indipendenza, e di provvedere a tutte

le eventualitá che potrebbero sorgere nel fosco avvenire che ci si para dinanzi.

Impertanto la Commissione da voi eletta per l’esame dei due progeiti di legge, che vi furono presentati nella seduta del 13 dello scorso gennaio, non ha potuto a meno di ap- provare il disegno del Ministero, di ricorrere alle imposte per mettere in assetto la pubblica finanza.

Intorno a quello dei detti progetti che riguarda le tasse di insinuazione, di successione e di emolumento, i vostri com- missari mi hanno incaricato di esporvi il risultato del lavoro che voleste alla lora cura affidare.

Le tasse delle quali si tratta sono, a senso della Commis- sione vostra, le piú giuste e le meno onerose fra tutte quelle di cui l’attuale stato delle cose può richiedere la creazione 0 l’aumento.

A questo proposito è mestieri primieramente osservare che le trasmissioni di proprietá, e tutti gli altri atti contem- plati nel progetto in discorso, hanno luogo sotto la protezione della societá, la quale, mediante le leggi, i tribunali, l’am- ministrazione e la forza pubblica, ne determina gli effetti e ne garantisce l’eseguimento. Quindi nasce a favore della so- cietá il diritto di conseguire un compenso per le spese che è tenuta a sostenere, affine di assicurare contro la frode e la violenza le ragioni de’ cittadini. E però manifesta si appalesa la legittimitá di una legge fiscale, la quale altro non fa che domandare un tenue prezzo. pei. vantaggi procurati dalla legge civile.

Possono poi queste tasse essere sopportate con meno dif- ficoltá che la maggior parte delle altre, perocchè colpiscono, in generale, il cittadino che si trova in caso di pagare, ed al momento in cui accresce la sua fortuna; banno una base certa, non si prestano all’arbitrio, e non lasciano conseguen- temente luogo a vessazioni.

Vuolsi infine por mente alla non costosa, anzi economica loro riscossione.

In tal guisa intese e giustificate le tasse di cui si è impreso a ragionare, hanno ricevuta, presso i popoli che stansto a capo della civiltá europea, la sanzione de’ piú assennati legis- lativi consessi.

E che di esse non portino diversa opinione i nostri concit- {adini, ne abbiamo, fra gli altri, un argomento nella man- canza di scritti e specialmente di petizioni contro le medesi- me. Per fermo, in questo paese di libertá, dove esiste una vigile e diffidente stampa, sempre pronta a denunciare ogni gravezzia, sempre sollecita ad esprimere energicamente le sue doglianze; in questo paese, dove a tutti è dato di far diretta- mente sentire ai poteri legislativi qualunque censura sul me- rito delle proposte sottomesse alle loro deliberazioni, non si sarebbe certamente tralasciato, qualora il progetto in esame avesse eccitato repulsione e malcontento, da piú di quattro mesi che fu reso di pubblica ragione, di chiedere a voi, 0 si- gnori, il rigetto di quello. Chiunque rammenta le vive rimo- stranze da migliaia di cittadini mandate in questo recinto per opposizione ad altri balzelli, debbe ora dal difetto di re- clami una conclusione favorevole al presente caso dedurre. Un’unica petizione abbiamo intorno al progetto, la quale, presentata da alcuni notai, non riflette nè la natura nè la quotitá dei diritti, ma solo talune disposizioni relative alla loro professione desunte dalle veglianti leggi. Ond’è che con- traddirebbe al fatto chi dicesse avverso il paese alle misure di cui si parla.

Per le quali considerazioni s’indurrebbero persino i cori missari vostri a consentire un aumento su queste tasse anche in fuori delle odierne strettezze ; poichè si avrebbe in tale