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i cavalleggeri di alessandria 235

guardanti il patrio risorgimento, ci scriveva — e noi lasciamo a lui tutta la responsabilità — quanto segue:

“Il di Lei articolo sulla battaglia di Custoza mi invoglia a narrarle un dietro-scena, il quale influì potentemente sul nostro insuccesso. È poco noto, ed io l’ho da buona fonte.

S. M. Vittorio Emanuele, alla mattina del 23 giugno, ebbe la fatale imprudenza di telegrafare a suo genero il Re del Portogallo:

Domani passo il Mincio alla testa di duecentomila uomini.

L’arciduca Alberto ebbe conoscenza di questo dispaccio prima che esso giungesse a destinazione; e il suo Capo di Stato Maggiore, Iohn, diede immediatamente gli ordini per concentrare sul Mincio quanti più uomini era fattibile.

Alla mattina del 24 giugno, 60,000 soldati erano stati trasferiti dal Po al Mincio!

Chi ebbe, certo suo malgrado, ad eseguire questo immane movimento, fu l’ingegnere Gelmi, allora capo delle ferrovie a Verona; e, per per questo fatto, nei circoli austriaci, lo si qualificava come il vero vincitore di Custoza!

A quanto ci dice l’Osnago, aggiungeremo, che Lodovico Gelmi — già alunno dell’Accademia Navale Sant’Anna, di Venezia, e condiscepolo del giovane Teghetoff, il vincitore di Lissa nel 1866 — allo scoppiare della rivoluzione del 1848, passò ufficiale d’Ordinanza del Cavedalis, Capo di Stato Maggiore del Governo Provvisorio, lo stesso che trattò poi la capitolazione del 1849.

Al ritorno degli Austriaci, abbandonata la carriera di Marina, il Gelmi diede a Padova l’esame di ingegnere, ed entrò nella amministrazione ferviaria, dove rivelò subito una attitudine speciale pel movimento dei treni. Ne profittò il colonnello Iohn; il quale, appena ricevuto quel famoso ordine dell’Arciduca Alberto, si recò in casa del Gelmi, lo sequestrò tutta la giornata, e non uscì che alla sera, portando seco l’ordine del movimento delle truppe per la mattina dopo!

Ed ecco in qual modo Lodovico Gelmi si sarebbe fatto, forzato, innocente complice, del nostro disastro del 24 giugno 1866!