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98 1938


31 maggio.

Eppure, fin che sentirai dentro di te quest’astio, fin che sarai costretto a non fantasticare per non impazzire, fin che «accuserai la botta», è chiaro che non potrai piú lavorare. Almeno le cose bisogna amarle, per creare qualcosa. Per essere solo e creare qualcosa. Chi odia, non è mai solo: è in compagnia dell’essere che gli manca. Ma per amare le cose, bisogna amare anche le persone. Non si scappa. Infatti, la logica conclusione del tuo stato è il suicidio. O commetterlo una buona volta o perdonare al mondo — e a lei, che è tutto il mondo. Perdonale, e cosí sarai solo — solo con lei. Anche questa è astuzia.

Che tutta la tua posizione sia falsa si vede dal terrore che hai della sua morte e del suo suicidio. Se veramente l’odiassi, dovrebbe sorriderti questo pensiero. Ma ti atterrisce, dunque non l’odi. Che sia perché ti vedi sfuggire la vittima? C’è anche questo, ma non basta a spiegare la tua ansia. Che sia per semplice vigliaccheria di sapere la cosa fatta? C’è anche questo — e dovresti vergognartene — ma non basta a spiegare quest’ansia. — Dunque perdonale, sii quell’uomo che hai sempre finto e abbi pace.

2 giugno.

Nelle cose sessuali mi pare che l’uomo soddisfacendosi si tranquillizza e distacca, la donna si riaccende e illibidinisce.

Ragione questa del fatto naturale che la donna sfugge, e tenta perennemente di lasciar l’uomo con l’uzzolo, per legarlo a sé. Mentre all’uomo non serve di rifiutarsi alla donna per legarla a sé.

Inoltre la donna che fa il figlio, trova in questo la sua pace; l’uomo, se non trovasse la pace nel semplice coito, non la troverebbe mai.

3 giugno.

In questo mestiere di poetare non è la calda ispirazione che crea l’idea felice, ma l’idea felice che crea il calore ispirato.