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D’estate e in primavera, al caffè, per i corsi, sotto i portici ecc. le donne eleganti che passano mi ricordano sempre le antiche babilonesi o le alessandrine. Probabilmente è tutto effetto dei belletti, delle unghie rosse, delle gambe scoperte, risaltate dal sole e dal sereno e dall’ozio, e quindi miste di barbarico e raffinato, secondo appunto che immagino quelle due civiltà.

7 giugno.

Pericoli di far troppo l’angelo: quando il mondo ti tratta come ha sempre legittimamente trattato gli angeli, con sadica e divertita villania, ecco che diventi il peggiore e piú abbietto demonio, quello che, incapace di far bene il male, impiega una giornata a uccidere un coniglio perché ogni tanto si ferma a rimproverarsi e poi ricomincia perché i guaiti del coniglio lo insospettiscono di essere preso in giro. Non c’è nulla di piú deforme che un angelo decaduto.

Tra le altre profondità del cristianesimo metti questa: il vero male viene da chi era un tempo buono, non da uno spirito che, essendo sempre stato cattivo dall’eternità, non avrebbe nessun accanimento possibile e un bel giorno si seccherebbe delle sue carognate.

Una conferma di ciò è la tradizione che fa di Nerone giovane un San Luigino ipocrita e smanceroso.

Peccato che tutto ciò sia un’interpretazione romantica (il Corsaro, il Bandito per vendetta) e come tutte le scoperte che fai non valga nulla.

Le cose che ti sono accadute finora, avrebbero dovuto accaderti sui vent’anni. Questa è tutta la tua anormalità, non l’ingegno o che so io. In questa sperequazione tra possibilità vitale ed esperienza sta la causa del tuo apparente fiorire sui venticinque e della decadenza attuale. Innumerevoli cose ti mancavano allora, cui supplisti con la dedizione appassionata alla singolarità e alla poesia; troppo tardi le hai avute ora per saperle ancora giudicare nel loro concreto valore. Hai deformato tutto.