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108 1938

molti minuti desolati che altrimenti si trascorrerebbe in vuoto galleggiare.

Qualunque rimorso, perché una mala azione è sempre stata un’affermazione di passione e quindi ci ha per un momento illusi di avere una certa energia.

Il rimorso di non essere stati capaci, invece, non dà nessun conforto, a meno che si riesca a interpretarlo come un’affermazione di energia, di sacrificio, di disinteresse, ecc. Non è però sempre un facile trick, questo.

28 luglio.

Il nerbo di ogni trama è questo: vedere come quel tale se la cava in quella tale situazione. Il che vuol dire che ogni trama è sempre un atto d’ottimismo in quanto è una ricerca di come si reagisce (va da sé che anche la sconfitta di quel tale è quest’atto: se per l’autore è sconfitto, vuol dire che non se l’è saputa cavare — implicito giudizio su come occorreva fare per cavarsela). È questo il messaggio di ogni trama: cosí si deve, o non si deve, fare. Per questo, esistono opere immorali: le opere in cui non c’è trama.

L’arte moderna che sembra sfuggire alla trama, semplicemente sostituisce a quella ingenua dei fatti di cronaca, una sottilissima miriade di avvenimenti interiori in cui ai personaggi si sostituisce un solo personaggio (average man) che chiunque di noi può essere — anzi, è, sotto le antiche grossolane schematizzazioni psicologiche.

Il vertice di quest’arte si raggiunge con un trucco: all’average man guardato come straordinario eroe (primo momento dell’arte moderna) si sostituisce lo straordinario eroe guardato nella sua normalità (averageness). E siccome si evitano le schematizzazioni del passato, si cerca lo straordinario eroe nel patologico (lo straordinario comune) e lo si segue con indifferente homeliness (Faulkner? O’Neill? Proust?)

2 agosto.

[......]1.

  1. Omesse sette righe [N. d. E.].