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godo anzi a vederti fare, e ti rubo il segreto componendoti in scaltrite costruzioni che arrestano il tuo flusso».

A parte questo gioco, l’altra difesa contro le cose è il silenzio raccolto per lo scatto. Ma bisogna imporselo, non lasciarselo imporre. Nemmeno dalla morte. Scegliere noi magari un male è l’unica difesa contro questo male. Questo significa l’accettazione della sofferenza. Non rassegnazione, ma scatto. Digerire il male di colpo. Hanno vantaggio quelli che per indole sanno soffrire in modo irruento e totalitario: cosí si disarma la sofferenza, la si fa nostra creazione, elezione, rassegnazione. Giustificazione del suicidio.

Qui non ha luogo la Carità. O non è forse la vera carità questo getto violento di sé?

11 novembre.

Le osservazioni raccolte il 5 novembre II sullo stato di guerra tra i consessuali, vanno illuminate allargandole a ogni caso di godimento materiale. Non solo vedere accoppiarsi, ma vedere mangiare con foga, vedere usare crudeltà, ecc. ci fa fremere e odiare il fortunato che ci appare un indegno e una carogna. Forse l’indignazione che si prova vedendo o sentendo usare crudeltà politiche, nasce da questo: potremmo tollerare che noi — o i nostri — usassimo la stessa crudeltà, ma non che lo faccia chi nemmeno idealmente possiamo investire del nostro egoismo. In senso assoluto, non possiamo recarci davanti agli occhi lo spettacolo di uno che goda (il piacere che si può attribuire al prossimo è sempre soltanto fisico) senza riempirci di livore. E a volte ce la prendiamo con noi stessi quando, sdoppiandoci, ci cogliamo intenti a godere fisicamente. Odiamo allora la grossolanità di quel godimento, cioè la sua alterità, la qualità che lo accomuna ai piaceri degli altri. Perché la grossolana epidermide non è cosa nostra. L’odio è sempre una contrapposizione del nostro spirito al corpo altrui1.

(E insieme non è forse il sospetto che quel corpo abbia uno spirito e se la intendano in modi inauditi, superiori ai nostri o per lo meno sconosciuti? cfr. la fine di 29 settembre e il II 3 ottobre).

  1. Sottolineature in matita rossa [N. d. E.].