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pacatezza e renderne utile l’inutilità per mezzo di contemplazione.

Resta sempre la realtà attuale della morte che, abolendo il soggetto, abolisce anche la contemplazione. Ma, allora, è anche piú inutile soffrirla. Contemplare fino all’ultimo momento senza batter ciglio è ancora il sistema piú pratico.

... Was’t drink up eisel? eat a crocodile?...

23 gennaio.

Può ispirare l’azione, servire da credo, soltanto quel pensiero che sia divenuto macchinale, istintivo. Pericolo di analizzarsi troppo: le vene vive del proprio temperamento vengono cosí troppo chiarite e rese macchinali dalla familiarità. Occorre invece l’arte di aprir libero gioco ai propri impulsi spirituali, lasciandoli agire meccanicamente sotto lo stimolo. C’è il macchinale del catechismo — troppo noto e posticcio — e il macchinale dell’istinto. Bisogna favorire, esplorare, riconoscere, e appoggiare l’istinto, senza attutirlo nella riflessione. Ma riflettervi bisogna, per accompagnarlo nell’azione e sostituirlo nei momenti di sordità.

29 gennaio.

La cosa piú banale, scoperta in noi diventa interessantissima. Nasce da ciò, che non è piú un’astratta cosa banale, ma un inaudito miscuglio di realtà e di nostra essenza.

2 febbraio.

Se sono veri progressi interiori soltanto quelle consapevolezze che coincidono con cose che sapevamo già (3 dicembre ’38), allora non conta in noi che l’inconscio e qui è la nostra vera indole e tempra.

Ciò che s’impara nella vita, ciò che si può insegnare, è la tecnica del passaggio alla consapevolezza — che diventa cosí la semplice forma della nostra natura.