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ma allora il nostro rapporto con lei è pieno di riserve mentali, e si desidera continuamente restar soli, e dentro di noi la si abolisce.

In tutti questi pensieri che riguardano i rapporti umani la sostanza è il contrasto di passione e indifferenza, che si svelano entrambe assurde ed esclusive. In tutti fa capolino la soluzione caritativa: vedere le persone umane attraverso un foco di riferimento è l’unico modo per avvicinarle.

Fin che Garofolo vuole rompere il suo isolamento o fortificarlo (primi nove capitoli), si ferisce solo le mani; quando pensa ad altro, e si rilassa, e coglie la primavera, e pensa al passato fantastico, e si umilia e considera uno dei molti (identificazione con Oreste carcerato e l’anarchico relegato), allora si fa sereno e leggero (due ultimi capitoli).

Memorie di due stagioni1.

29 aprile.

Osservato che nell’autunno del ’38 ho trovato uno stile e un filone di pensieri centripeti. Osservato pure che per la prima volta nella vita mi do dei consigli di contegno, cioè ho teoricamente determinata la mia volontà. E subito ho potuto scrivere un romanzo che è l’esperienza di questo atteggiamento.

Un buono spunto sarebbe di modificare il proprio passato.

3 maggio.

La parte che in noi soffre è sempre la parte inferiore. Come del resto la parte che gode. Solamente la parte serena è superiore. Soffrire, come godere, è cedere alla passione. Al 17 giugno ’38

  1. Memorie di due stagioni era il titolo iniziale del racconto che doveva chiamarsi piú tardi Il carcere (Prima che il gallo canti, Einaudi, Torino 1948) [N. d. E.].