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1939 159

cocchi sono simbolo del mare che la circonda. Ecco una prova che sognando quella figura le davo implicitamente il significato che ignoravo quando pure l’avevo già immaginata. Chi l’aveva fatta con questo significato?

(Certo il sogno è effetto della visita a Venezia — febbraio ’39).

Mi pare anche di avere sognato in altri tempi vette di colli singolari viste dal basso o da mezzacosta, campestri e coperte di gelsi. Chi sa quando e come.

Due ipotesi. O è la prima volta che sogno questa piemontese città di quadri (del Carpaccio, so sognando), e ho l’impressione di averla già passeggiata e veduta in passato (in altri sogni) soltanto in omaggio alla temporalità del sogno, per cui ogni istante sognato nasce col suo paesaggio temporale retrospettivo. O è veramente un sogno che avevo già fatto altre notti, come altri simili di città in cima ai colli (non Venezia forse, allora, ma Siena e Genova) ridotte a proporzioni monferrine, e allora il mondo dei nostri sogni è una miniera dove il pozzo verticale ci porta in ascensore a differenti profondità e qui ci sono sogni fissi che noi rivediamo ogni volta. Anche qui, non è detto che il tempo sia quello nostro normale, anzi la costruzione (sedimenti, strati geologici) dei sogni sarebbe ancor piú prestigiosa: non uno solo che crea l’illusione di un passato implicito a sé, ma tutta una rete temporale sottesa a tutte le notti (i sonni) prese insieme. Sarebbe veramente un mondo esistente in cui entriamo ogni volta che dormiamo (e i sogni ci attendono alle differenti profondità, non li creiamo).

31 dicembre.

Gli stilnovisti creando la situazione degli amici e delle donne — «l’ambiente corale» — cui il poeta rivolge il discorso, hanno inventata la giustificazione della loro poesia che è celebrazione di questa comunanza e consiste dell’espressione cordiale dei propri «pensieri» rivolta alla cerchia.

Tutte le poesie nazionali cominciano con cerchie del genere. Ci si taglia nel corpo sociale una società ristretta e condizionata, che è fatta di ascoltatori e collaboratori.