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206 1941

La sua, proprio perché è pura drammaticità e forse per questo, è sempre stata — finora — letteratura. Né vedo come possa uscirne.

Forse P. non ha mai avuto adolescenza — quella che fa meditare il suicidio. E lo scotto di questa mancanza è una perenne particolare adolescenza dello spirito — quella che sotto tutte le virilità (contegno, famiglia, senso delle responsabilità, successo) lo fa essere non un creatore ma un letterato di nuova specie. Che, dopo un simile chiarimento, io tuttavia lo ami, quasi come potrei amare una donna, è comprensibile: P. è l’antitesi di me e delle mie esperienze.

P. ha qualcosa di femminile nel suo saggio e pacato egoismo — cioè di adolescente, quella tale adolescenza che è semplicità ma anche grazia rilassante e calmante.

3 febbraio.

Che cosa c’è insomma nella mia fissazione che tutto consista del segreto e amoroso «in sé» che ogni creatura offre a chi sa penetrarla? Niente, perché mai questa amorosa comunione io l’ho potuta realizzare.

In fondo, il segreto della vita è di fare come se ciò che ci manca piú dolorosamente noi l’avessimo. Il precetto cristiano è tutto qui. Convincersi che tutto è creato per il bene, che c’è la fraternità umana — e se ciò non è vero, che importa? Il conforto di questa visione consiste nel crederci, non nell’essere lei reale. Perché se io ci credo, se tu, se lui, se loro ci credono, ecco che sarà avverata.

10 febbraio.

Marcel Raymond: De Baudelaire au Surréalisme:

Dopo i tre Fari: «Mais le réel, l’absolu, si l’on veut, on ne songe pas à le rencontrer ici au terme d’un enchaînement de con-