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216 1941

rêve, donne pour point initial à toute une déstinée son instant de crise, et l’enfance même de G. de Nerval, que vient transformer cette perspective différente, semble postérieure aux événements de l’âge mûr, dont elle reçoit maintenant sa coloration nouvelle».

notte 26 giugno.

Sogno di romanzo implicito

(atmosfera centrale da grande scena. Preparata da tutto il resto. Col mistero della raccolta, che si rivela via via. Racconto implicito).

Sognato che con il tenente ero in un’osteria. Ero arrivato e mi ero incontrato con lui per lavoro: col tenente, vidi un sergente, che, mi dissero, vi cerca per conto del colonnello. Cercato di sfuggirgli. C’era ogni sorta di gente che andava e veniva. Io avrei proseguito per Torino subito. Era Serralunga? Al momento di andare con lui alle porte, passo in camerone sotterraneo dove i soldati del gruppo erano tutti seduti a tavolini tipo refettorio. Capito che c’era qualcosa di strano. Vaga paura. Uno mi dice che sapevano che noi ci volevamo bene non come ufficiali e volevamo bene a loro, e chiedevano di essere fatti tutti ufficiali. Io temevo moltissimo che qualcuno dei presenti potesse dirlo al colonnello e dissi con energia se non si vergognavano a rompere cosí la consegna. Dissi diverse frasi parallele con violenza che «tutti sapevano come la pensavamo io e il tenente» e che se lui diventava colonnello ero d’accordo. Loro tacevano come delusi e minacciosi. (Continuavo a dare gomitate al tenente, gridandogli a bassa voce di lasciarmi fare e stare zitto). Si formò la situazione che io parlavo e il tenente, indietro, mi lasciava dire. Ero come il suo rappresentante. I soldati dissero qualche cosa di isolato con asprezza. Io gridavo che la smettessero, e con vergogna intravedevo in fondo ai tavoli facce note che fraternizzavano con loro. Quasi strizzai l’occhio ad un soldato vicino, e quello capí e lo strizzò a me, ma io finsi di niente. Si formò un’atmosfera di attesa e di ansia bonaria.

«Avete fraternizzato coi miei amici?» dissi a due (facce d’intellettuali nel fondo della stanza) in mezzo a cui mi trovai. Dovevo uscire e partire. Non so come, avevamo lasciato (io e il tenente che adesso beveva vino) le mutande appese alla cancellata della