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222 1942


21 febbraio.

I miei racconti sono — in guanto riescono — storie di un contemplatore che osserva accadere cose piú grandi di lui.

23 febbraio.

Segue il 27 aprile 1941 — Lettura di Rousseau:

«... Il faut, à travers tant de préjugés et de passions factices, savoir bien analyser le coeur humain pour y démêler les vrais sentiments de la nature. Il faut une délicatesse de tact, qui ne s’acquiert que dans l’éducation du grand monde, pour sentir, si j’ose ainsi dire, les finesses de coeur dont cet ouvrage est rempli. Je mets sans crainte sa quatrième partie à côté de la Princesse de Clèves, et je dis que si ces deux morceaux n’eussent été lus qu’en province, on n’aurait jamais senti tout leur prix...» (vol. II, p. 221).

«... tout sentiment pénible me coûte à imaginer» (e perciò non mette rivalità, litigi, gelosia nella Nouvelle Héloïse) (vol. II, p. 93).

«On s’imaginait que je pouvais écrire par métier comme tous les autres gens de lettres, au lieu que je ne sus jamais écrire que par passion» (voi. II, p. 285).

26 febbraio.

Cfr. 4 aprile ’41. La grande arte moderna è sempre ironica, come l’antica era religiosa. Come il senso del sacro radicava le immagini oltre il mondo della realtà, dando loro sfondi e antefatti pregnanti di significato, l’ironia scopre sotto e dentro le immagini un vasto campo di gioco intellettuale, una vibrante atmosfera di abitudini fantastiche e raziocinanti che fa delle cose rappresentate altrettanti simboli di una piú significativa realtà. Per ironizzare non è necessario scherzare (come per consacrare non era necessario liturgizzare), basta costruire le immagini secondo una norma che le superi o le domini.

Ciò si vede nell’attacco iniziale delle tue cose riuscite: entri in argomento con un discorso piú ampio della favola che seguirà, avvisti questa favola con noncuranza, quasi che il tuo interesse ab-