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30 settembre.

Per fantasia Milton è ancora un elisabettiano; fonde, nelle immagini, il mondo delle fiabe, del ricordo e della natura con la realtà che tratta e in modo da sollevare il tutto in un’altra sfera; lo fa anzi con un senso (musicale: vedi l’importanza che ha in lui la musica in l’Allegro, Penseroso e Comus ecc.) del passaggio insensibile e sfumato che annuncia il romanticismo — ma ha perduto ogni senso dell’idiom, del dialetto, della lingua lusty e parlata, per cui «forgets himself to marble» invece di sapere di carne, sudore e vita.

1° ottobre.

I preshakespeariani (Peele, Greene) ignorano ancora l’immagine tipo 28 maggio ’40 ma, costruendo il dramma su scene di wit buffonesco e tirate solenni e immaginose, ne preparano gli elementi.

Quando Lily, Marlowe, Shakespeare ecc. fonderanno il wit buffonesco con le tirate solenni (cfr. 28 maggio ’40), interpenetrandoli, ecco che nascerà l’immagine narrativa, scoppiettante. Si conferma che il wit è stile non psicologia (31 ottobre ’42), ciò che vuol dire: le persone parlano witty non per esprimere il loro carattere differenziale (questo si rivela nei gesti e nei pensieri) ma perché cosí è il mondo. Il wit è canto non analisi. È un gioco fantastico che impregna le parole di tutti, va quindi giudicato come immagine, non come verità.

4 ottobre.

Si ammirano soltanto quei paesaggi che abbiamo già ammirato. Di anello in anello si risale a un quadro, a un’esclamazione, a un segno, con cui altri ce li ha trascelti e proposti (10 febbraio, 31 agosto ’42). Naturalmente viene un momento in cui, scaltriti da lunga consuetudine, trascegliamo noi dei paesaggi come se avessero l’appoggio di un segno altrui. Non per questo la legge è violata.

Ammirare, cioè godere come forma, significa appunto vedere come segno. Ecco perché l’inizio di un’ammirazione è sempre ri-