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comiche), il tragico (sguardi in profondità umana) — . Fusi insieme, qui è l’importante, in una riga, in una sola parola: l’immagine dialogata. L’ironia, com’è giusto, viene scoperta prima nelle commedie — Midsummer-As you like it — ma con Giulio Cesare investe anche la tragedia. Infatti con Giulio Cesare lo stile è affermato e sicuro.

10 ottobre.

Se la True tragedy of Richard duke of York è di Marlowe, Peele e Greene con poco Shakespeare, com’è probabile, si capisce dove Shakespeare ha imparato il suo primo stile tragico dell’Enrico VI (9 ottobre). Lavorando con loro ha ereditato la costruzione e il tono scenico. Di suo, nel III Enrico VI, metterà la maggiore scorrevolezza e plausibilità dei passaggi e la pienezza immaginativa. (I brani che aggiunge sono tutti per colmare i passaggi, arricchire e vivificare immagini congelate, far vivere ambienti laterali — i cacciatori della foresta -). Gli manca ancora l’ironia, e questa la inventerà lui, derivandola dalla sua commedia.

Marlowe arriva all’interlocutore dialettale (Ithamore nel Jew, i vari buffoni del Faustus), ma non allo scambio di wit tra loro. Infatti non svilupperà questo interlocutore in ironia.

Evidentemente, tranne in Tamerlano e Edoardo II, Marlowe ha fretta. Perché Ithamore e la cortigiana e il ruffiano del IV atto del Jew comporrebbero una vigorosa scena maledetta, che anticipa Ben Jonson e ha accenni assai piú pagani. Ecco la differenza da Shakespeare: egli avrebbe intrecciato la scena di battute witty, tutte improbabili e tutte costruite (cfr. persino Enrico IV in Falstaff, dove pure c’è studio dal vero, la taverna del cinghiale).

Dialetto e lirica non si fondono mai, in nessun preshakespeariano. Tranne Lily. Che però non ha l’ironia.

Tranne accenni mitologici secchi e scolastici, Marlowe non conosce l’immagine. È per l’espressione diretta e appassionata (i versi esclamativi su Gaveston), e occasionalmente descrive con vivace realtà. I suoi pagani bràmiti alla potenza, alla ricchezza e al sesso, sono espressi direttamente. È un’energia tesa, non un poeta.