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254 1943


«... e tante caricate alfin di rastelli, che sono stromenti certamente di villa... »

L. II, S. IV, C. II.


«... siccome ne’ contadi delle nostre piú remote provincie si ha... gli ammalati cibarsi di pan di grano, e si dice “l’inferno si ciba di pan di grano” per significare lui essere nell’ultimo di sua vita»

L. II, S. IV, C. I.


«... le fontane perenni, che per lo piú mettono capo ne’ monti, presso alle quali gli uccelli di rapina fanno i lor nidi (onde presso a tali fontane i cacciatori tendono loro le reti)»

L. II, S. IV, C. I.


«... i contadini del Lazio dicevano “sitire agros”... »

L. II, S. II, C. II.


E continuamente gli «eroi contadini», i «terrazzani» i «giornalieri», ecc.

6 novembre.

Il ripercorrere che fa ciascuno le proprie rotaie scopri oggi che per un certo tempo ti ha angosciato (4 aprile ’41, II), e poi (12 aprile ’41) ti è apparso premio gioioso dello sforzo vitale e infatti da allora non te ne sei piú lagnato, ma (’42, ’43) hai indagato con gusto come nell’infanzia si scavino queste rotaie. Prima ancora di rileggere Thomas Mann Giacobbe (dicembre ’42). Hai concluso (settembre ’43) con la scoperta del mito-unicità, che fonde cosí tutti i tuoi antichi rovelli psicologici e i tuoi piú vivi interessi mitico-creativi.

È assodato che il bisogno di costruzione nasce per te su questa legge del ritorno. Bravo.