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lore di convenzione di essi «gusti» e crea rapitamente nuove architetture. Senza saperlo; e ciò è logico, se si pensa che il segreto di una struttura artistica sfugge al creatore finché, chiarendosela, egli non le tolga interesse. Cosí risolvo il bisogno di «intelligenza» in arte: c’è applicazione cosciente di essa, ma soltanto a quegli scopi contemporanei che, valendo per l’artista e per i tempi, vanno fusi poi nella eruzione di poesia nata dal surriscaldamento dell’ingegno. L’artista lavora di cervello a scopi che perderanno valore davanti ai posteri; ma, cosí facendo, il suo «cervello» crea precriticamente nuove realtà intellettuali. Esempio: la smania del «conceit» tra gli elisabettiani e il risultato shakespeariano dell’immagine-racconto. Il gusto dell’esempio concreto nel mondo scientifico classico e la risultante visione cosmica di Lucrezio.

15 dicembre.

Quanto a me, la composizione di una poesia avviene in un modo che — se non me lo mostrasse l’esperienza — mai avrei creduto. Muovendomi intorno a un’informe situazione suggestiva, mugolo a me stesso un pensiero, incarnato in un ritmo aperto, sempre lo stesso. Le diverse parole e i diversi legamenti colorano la nuova concentrazione musicale individuandola. E il piú è fatto. Non resta ora che ritornare su questi due, tre, quattro versi, quasi sempre già a questo stadio definitivi e iniziali e tormentarli, interrogarli, adattare loro svariati sviluppi, finché càpito su quello giusto. La poesia è tutta da estrarre dal nucleo che ho detto. E ogni verso che si aggiunge lo determina sempre meglio ed esclude un numero sempre maggiore di errori fantastici. Sinché le possibilità intrinseche del punto di partenza sono tutte individuate e svolte secondo le mie forze; via via si sono andati formando sotto la penna nuovi nuclei ritmici, identificabili nelle varie singolari «immagini» del racconto; e giungo, svogliatamente perché l’interesse sta ormai finendo, all’ultimo verso conclusivo, quasi sempre disteso e riposato e riconnesso all’inizio e ricapitolante allusivamente i vari nuclei. Che sia la cristallizzazione di Stendhal? Ho davanti un complesso ritmico — pieno di colori, di passaggi, di scatti e di distensioni — dove i vari momenti di scoperta, di passo avanti — i nuclei, insomma — si scambiano, s’illuminano, perennemente atti-