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1944 | 267 |
le Operette morali. Nel ’25-’26 si lagna poco della vita, sta quasi bene di salute e se la gode. Viveva a Milano e Bologna e lavorava da senatore.
17 giugno.
Le nazioni che giungono a grande potenza egemonica sono in genere inconsapevoli di star creando un impero. Dedite a spiccioli còmpiti contingenti, si trovano, tirate di conquista in conquista, ad aver attuato un grande disegno storico. Quelle che partono in tromba a divenire la grande nation, si rompono le gambe alla prima occasione — come è terreno che accada — e siccome hanno col loro programma allarmato tutte le altre, si provvede a tagliar loro i garetti subito.
Insomma, anche qui: si ottiene quel che non si cerca. Sempre.
26 giugno.
pierre corneille, De la tragèdie, et des moyens de la traiter selon la vraisemblance ou le nécessaire. Dice di Aristotele: «...les théàtres de son temps oú ce n’était pas la mode de sauver les bons par la perte des méchants, à moins que de les souiller eux-mêmes de quelques crimes...» A proposito delle quattro azioni tragiche che «se passent entre proches»: a) si conosce la vittima e la si uccide; b) non la si conosce, e la si sa dopo perdutala; c) non la si conosce, e la si sa in tempo per astenersi; d) la si conosce, ma non si riesce a ucciderla. Secondo Aristotele l’ultimo caso è il peggiore. Corneille distingue: se si cambia idea per volubilità sí, ma, se per grande vicenda, è il caso migliore di tutta la tragedia. Poiché suppone il «combat des passions contre la nature, ou du devoir contre l’amour». Chimène fa di tutto per perdere il Cid. O questo contrasto, o la punizione dei cattivi: ecco la tragedia moderna. Psicologia cristiana.
Per gli antichi hai già scritto una volta che conta l’eroe isolato, che fa un discorso-monologo, che è davanti al coro. Questi contrasti non esistono. I malvagi, non essendo visti in contrasto, non sono malvagi ma sono, semplicemente, come i buoni.