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1947 317


Dov’è l’interesse per il selvaggio, che pure t’incute? Quel che accade al selvaggio è di venir ridotto a luogo noto e civile. Il selvaggio come tale non ha in fondo realtà. È ciò che le cose erano, in quanto inumane. Ma le cose in quanto interessano sono umane.

Notato che Paesi tuoi e Dialoghi con Leucò nascono dal vagheggiamento del selvaggio — la campagna e il titanismo.

In questo argomento, si può sperare di andar oltre al Richiamo della foresta? Che pure ti scoccia assai.

L’arte del Novecento batte tutta sul selvaggio. Prima come argomenti (Kipling, D’ Annunzio ecc.), poi come forma (Joyce, Picasso ecc.). Leopardi con le illusioni poetiche giovanili ha vagheggiato questo selvaggio, come forma psicologica. Anderson, a modo suo, ha toccato questo selvaggio, nella naturalità della vita del Centro-ovest. Tutto ciò che ti ha colpito in modo creativo nelle letture, sapeva di questo. (Nietzsche col suo Dioniso...)

Con la scoperta dell’etnologia sei giunto a storicizzare questo selvaggio. La città-campagna dei primi libri è diventata il titanismo-olimpico dell’ultimo. Tu vagheggi la campagna, il titanismo — il selvaggio — ma apprezzi il buon senso, la misura, l’intelligenza chiara dei Berto, dei Pablo, dei marciapiedi. Il selvaggio t’interessa come mistero, non come brutalità storica. Non ti piacciono le storie partigiane o terroristiche, sono troppo spiegabili. Selvaggio vuol dire mistero, possibilità aperta.

La tua idea, del 23-26 agosto ’44, che selvaggio sia il superstizioso, il non piú accettabile moralmente, mentre il semplice caso è naturale (anche la crudeltà della natura ci appare moralmente superata), accompagna la tua favola perenne — il selvaggio, il titanico, il brutale, il reazionario sono superati dal cittadino, dall’olimpico, dal progressivo. Cfr. Paesi tuoi, Dialoghi con Leucò, Compagno. Tu esalti l’ordine descrivendo il disordine.

21 luglio.

Si aspira ad avere un lavoro, per avere il diritto di riposarsi.