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1949 351


22 giugno.

Finito il prurito, cominciò il vuoto cerebrale. Finito questo, cominciano i reumi o artrite che sia. Se ne sente uno solo per volta oppure sei tu che li inventi?

Quante cose hai fatto in questo mese. Vuoto cerebrale, S. Stefano (una settimana) e quindi sole e acqua, bozzetti nudi, idea di nuovo libro ecc. Probabilmente è la tua stagione piú intensa, e comincia a corrompersi — tant’è vero che te ne accorgi. Che cosa scopriremo di nuovo — cioè, che cosa vivremo, per poi scoprirlo quando comincerà a puzzare?

Verrà pure la fine. E allora?

C’è gente che questa maturità, questa efficienza, questa ricca misura, non l’ha mai provata. Che cosa sanno della vita? La vita non è che questo. E poi? La felicità della pesca, del grappolo d’uva. Chi gli chiede piú in là? Sono, e basta.

A ciascuno piace o interessa una scena diversa. Ai R. via Calandra, ai R. Ivrea, a Nat. il foulard. Buon segno.

G. e la donna si somigliano. Non parlano che di sé. Carattere della gran vita un po’ ristretta, i viveurs che hanno problemi, che girano come scoiattoli sentendo la gabbia. Gli altri — gli spensierati — no. Ma questi sono viveurs che non stanno piú alle regole del loro gioco — maleducati. Dannunzianesimo deteriore.

25 giugno.

La vecchia Mentina, alla Cabianca, che cosa vede nella vita? Che cosa sa della massa enorme di pensieri, di fatti del mondo? Non ha mai mutato il senso, il ritmo che avevano per te i giorni remoti dell’infanzia. E adesso che la rivedi, settantenne, pronta a morire, e che non si pensa nemmeno che possa mutare questa sta-