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1950 44


20 aprile. (Dopo Roma)

Forse sta volando sull’Atlantico. Per due mesi. Come aspettare tanto? E aspettare che cosa? Tutti — Lalla, Nat., Doris ecc. — tutti dicono che non va, che siamo diversi, che non c’è niente da guadagnare. «Che vuoi?» Voglio te, per la vita. Possibile che basti?

26 aprile mercoledí.

Certo in lei non c’è soltanto lei, ma tutta la mia vita passata, la inconsapevole preparazione — l’America, il ritegno ascetico, l’insofferenza delle piccole cose, il mio mestiere. Lei è la poesia, nel piú letterale dei sensi. Possibile che non l’abbia sentito?

Curiosa questa processione di donne I., L., R., L., e — inconsce — V. e D. Tutte sanno o presentono che in me si celebra un mistero sacro e ammirano.

L’opinione di tutte quelle che sanno è che lei è stata colpita, che mi pensa piú che io non creda. Possibile che si sbaglino tutte? Sono donne.

27 aprile.

E adesso. Tutto accade insieme. Davvero a chi ha sarà dato. Ma chi ha non prende. Vecchia storia.

8 maggio.

È cominciata la cadenza del soffrire. Ogni sera, all’imbrunire, stretta al cuore — fino a notte.

10 maggio.

Mi si chiarisce l’idea, a poco a poco, che, se anche torna, sarà come non ci fosse. «I’ll never forget you» questo si dice a chi si ha intenzione di mollare.