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68 1937


23 dicembre.

Il bambino che passava la giornata e la sera tra uomini e donne, sapendo vagamente, non credendo che quella fosse la realtà, soffrendo insomma che ci fosse il sesso; non annunciava l’uomo che passa tra uomini e donne, sapendo, credendo che questa è la sola realtà, soffrendo atrocemente della sua mutilazione? Questo senso che il cuore si stacchi e sprofondi, questa vertigine che mi squarcia e annienta il petto, nemmeno alla delusione d’aprile l’avevo provata.

M’era riservato (come il topo, ragazzo!) di lasciarsi formare quella cicatrice e poi (un soffio e una carezza, un sospiro), l’hanno riaperta e straziata, e aggiunto il nuovo male.

Né delusione né gelosia m’avevano mai dato questa vertigine del sangue. Ci voleva l’impotenza, la convinzione che nessuna donna gode con me, che non godrà mai (siamo quello che siamo) ed ecco quest’angoscia. Se non altro, posso soffrire senza vergognarmi: le mie pene non sono piú d’amore. Ma questo è veramente il dolore che accoppa ogni energia: se non si è uomo, [......]1, se si deve passare tra donne senza poter pretendere, come si può farsi forza e reggere? C’è un suicidio meglio giustificato?

A un cosí tremendo pensiero, è giusto corrisponda quell’inaudito senso di schiacciamento, di vanificamento al petto, ai muscoli e al cuore, — sinora solo un attimo; ma il giorno che durerà di piú? che riempirà un’ora o una giornata?

[.....]2.

25 dicembre.

O con amore o con odio, ma sempre con violenza.

Andare al confino è niente; tornare di là è atroce.

L’uomo di massa non dovrebbe essere il piazzaiolo, ma il disciplinato. Noi non siamo né l’uno né l’altro.

  1. Omessa una riga [N. d. E.].
  2. Omesse quattro righe [N. d. E.].