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scelta immuni da ogni brutale esternità, e sorgenti e palpitanti dalla nostra stessa coscienza. Via via che quest’ordine si compone, diventa necessario, ma il nostro godimento appunto si va componendo via via e oggettivando. Finita l’opera ecco il distacco e in fondo lo scontento: quest’ordine e questa scelta si sono esternati, noi non possiamo piú dire la nostra, dobbiamo accettarli come una realtà naturale. Siamo padre, non piú amante: studiamo l’opera nostra con una cauta curiosità e ansietà un poco ostili: è il figlio che si stacca.

Per inferiore che sia l’opera al sogno, chi non la contempla stupefatto e passivo? e non vi trova cose ignote?

Tutta la serenità e l’altruismo e la virtú e il sacrificio cadono alla presenza di due — uomo e donna — che tu sai che hanno chiavato o chiaveranno. Quel loro sfacciato mistero è intollerabile. E se uno dei due è tutto il tuo sogno? Che cosa diventi allora?

Amare un’altra persona è come dire: d’or innanzi quest’altra persona penserà alla mia felicità piú che alla sua. C’è qualcosa di piú imprudente?

Chi non è geloso anche delle mutandine della sua bella, non è innamorato.

C’è qualcosa di piú profondo che il gesto infantile dell’amante che succhia i capezzoli dell’amata?

Due cose t’interessano: la tecnica dell’amore e la tecnica dell’arte. A tutte e due sei giunto con ingenuità e rozzezza non prive di sapore. In tutte e due hai cominciato con eresie: venere solitaria e urlo passionalmente ritmato. In tutte e due hai creato qualche capolavoro. Ma verrà il giorno che scoprirai il tuo 13 agosto anche dell’arte.