Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/265

Da Wikisource.

Poi rimase in piedi nel buio, piena di ribrezzo per le lenzuola del letto sfatto. Fuori, tutti tacevano.

— Ginia, — disse la voce di Amelia, vicino alla tenda, — si può?

Ginia afferrò la tenda e non rispose.

— Lasciala stare, — disse la voce di Guido, — è una scema.

Allora Ginia cominciò a piangere, in silenzio, attaccata alla tenda. Piangeva di cuore come quella notte che Guido dormiva. Le pareva di non aver mai fatto altro con Guido che piangere. E ogni tanto si fermava e diceva: «Ma perché non se ne vanno?» Le sue scarpe e le sue calze erano rimaste vicino al sofà.

Piangeva da un pezzo, e si sentiva tutta intontita, quando la tenda si aprí bruscamente e Rodrigues le tese le scarpe. Ginia le prese senza dir nulla e intravide appena la sua faccia e lo studio. Capí in quel momento di aver fatta una stupidaggine e di esser stata cosí spaventata che adesso anche gli altri non ridevano piú. Si accorse che Rodrigues era fermo davanti alla tenda.

Allora le prese una paura folle che venisse Guido e la svergognasse senza pietà. Pensava «Guido è un contadino e mi tratterà male. Che cosa ho fatto a non ridere». S’infilò calze e scarpe.

Quando uscí fuori non guardò Rodrigues. Non guardò nessuno. Intravide la testa di Guido dietro il cavalletto e la neve sui tetti. Amelia si alzò dal sofà sorridendo. Ginia strappò il soprabito dal sofà e nell’altra mano il cappello, aprí la porta e scappò via.

Quando fu sola nella neve le parve d’essere ancor nuda. Tutte le strade erano vuote, e non sapeva dove andare. Tanto poco la volevano lassú, che non si erano neanche stupiti di vederla a quell’ora. Si divertiva a pensare che l’estate che aveva sperato, non sarebbe venuta mai piú, perché adesso era sola e non avrebbe mai piú parlato a nessuno ma lavorato tutto il giorno, e cosí la signora Bice sarebbe stata contenta. Un bel momento si accorse che chi ci aveva meno colpa era Rodrigues perché lui che dormiva sempre fino a mezzogiorno l’avevano svegliato gli altri, e si capisce che aveva guardato. «Se avessi fatto come Amelia, li avrei stupiti tutti. Invece, io piangevo». Solo a pensarci, le tornavano le lacrime.

Ma Ginia non riusciva a disperarsi davvero. Capiva di esser stata lei stupida. Tutta la mattina pensò di ammazzarsi, o almeno di essersi presa la polmonite. Cosí sarebbe stata colpa loro e avrebbero avuto rimorso. Ma ammazzarsi cosí non valeva la pena. Era lei che aveva voluto far la donna e non c’era riuscita. Sarebbe stato


261