Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/313

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Ma Doro mi sfuggí di nuovo. Dapprima non capí a che cosa alludessi, poi mi guardò di traverso e mi disse: — Ancora ci pensi? Ma sei testardo. Succede tutti i giorni tra sposi.

Lo stesso giorno dissi a Clelia che si lagnava di un romanzo noioso, che in questi casi la colpa è di chi legge. Clelia levò gli occhi e sorrise. — Succede a tutti, — disse. — Venite qui per riposarvi e diventate impertinenti.

— Tutti chi?

— Anche Guido. Ma Guido almeno ha la scusa che l’amica lo tormenta. Lei no.

Alzai le spalle, con una smorfia beffarda. Quando le dissi che avevo fatto la conoscenza di quella signora, Clelia si colorí di piacere e quasi battendo le mani supplicò: — Mi dica, mi dica. Com’è?

Sapevo soltanto che Guido aveva una mezza idea di farla fuori, per esempio a me. Dissi questo col tono contegnoso che piaceva a Clelia, e la vidi felice. — Si lamenta che gli costa troppo, — aggiunsi. — Perché poi non la sposa?

— Ci mancherebbe altro, — disse Clelia. — Però è scema quella donna. Basterebbe l’intelligenza che dimostra lasciandosi tenere nell’armadio come una scatola. Le piace?

— Sinora le ho visto soltanto le gambe. Chi è? una ballerina?

— Una cassiera, — disse Clelia. — Una strega che a Genova tutti conoscevano, prima che Guido le cascasse nelle unghie.

— Allora è furba.

— Con Guido non ci vuol molto, — sorrise Clelia.

— Io credo che faccia la docile per meglio accalappiarlo, — dissi. — È un buon segno quando una donna si lascia tenere nell’armadio. Vuol dire che si considera già di casa.

— Se lo crede buon segno, — disse Clelia imbronciata.

— Ma che cosa può fare di meglio che sposarla?

— No, no, — s’indignò Clelia. — Non lo riceverei piú in casa mia.

— Preferisce che un bestione come lui sposi una Clelia o una Ginetta? — La sogguardavo se reagiva, ma il bestione passò. — Che iniquità, — disse Clelia, — che una ragazza sia senza difesa davanti a voialtri. Fanno bene quelle donne a pigliarvi in giro.

Infatti, uno di quei pomeriggi ebbi una visita di Guido nientemeno che in casa. S’affacciò sulla porta con un risolino di scusa e disse che non voleva disturbare la mia lettura. Lo feci entrare,


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