Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/424

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— Cosa facevi?

Discorreva e guardava per terra. Non era mica una scema. Si bilanciava sopra i piedi e mi guardava.

— Non facevo il ciclista.

Mettendosi dietro le mani, come fosse ragazza, mi guardò senza ridere. La guardai senza ridere e già sapevo tutto quanto.

— Questi posti sono sempre sull’acqua, — le dissi. — Perché?

— Già, perché, — disse lei.

Finí cosí perché non volli andare avanti. Lei mi disse che andava al cinema quel giorno. Io pensai «Con la blusa a quadretti?» Nel pensarlo le diedi un’occhiata. Lei mi capí e la vidi ridere con gli occhi. Accidenti, era ben sveglia. E sembrava un ragazzo. Fino a notte rividi la testa riccia e quella bocca e il camminare nella tuta. Fu quella volta che scappai senza aspettare che chiudessimo.

Ci pensai sopra molti giorni, e c’era un fatto che contava. Lei stava sempre in quella stanza e non vedeva nessuno. Le sere nel centro non me le avrebbe guastate. Ci pensavo e ridevo. Da quanto tempo non sapevo piú cos’era. Alle volte mentre parlavo e scherzavo con gli altri, mi sentivo un’ondata di sangue e sapevo che lei mi aspettava. Diventava piú bello fare tardi con gli altri.

Cosí passavano le sere e non facevo un passo avanti. Tanto, scappare non scappava. Era bello lasciare che venisse da sé. Questa volta sapevo quel che cercavo e non c’era bisogno di muovere un dito. La mattina dicevo scherzando alla Marina, se non ero un figliolo coi fiocchi, dormir sempre solo. Lei mi guardava per traverso, e borbottava. Le dissi allora ch’era colpa dell’immagine, perché da quando la portavo nella tasca dei calzoni mi piacevano troppo le donne. Lei mi guardò con gli occhi stretti, poi disse: — Ridi ridi. Vedrai che qualcosa succede.

Una sera la Bionda mi disse: — Mi accompagni domani alla partita?

Avrei pensato tante cose ma non quella. Ci andavan tutti alla partita, anche Luciano. Le spiegai ch’ero già in comitiva.

— Io ci vengo, — mi disse. — Tu prendimi un biglietto.

Cosí ci venne e si sedette in mezzo a noi. S’era vestita mica male e non mi fece sfigurare. Se ne stava fra me e Carletto con l’aria agitata e guardava come avesse scommesso, e faceva dei gridi sul pugno. Non volle la birra. C’era Giulianella che cercò d’intrattenerla e la invitò a sentir Carletto al Varietà. Lei rispondeva


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