Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/441

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tuna che avevo una giacca decente. Mi dànno sempre soggezione piú degli altri i camerieri.

Poi la vidi, vestita da estate — seduta dentro una poltrona, e mi guardava. La riconobbi piú dal gesto di non muoversi che dalla faccia o dalle gambe. Mi chiamò con la mano.

Io pensavo: «Non posso scappare perché aspetto Carletto». Mi ci volle un secondo a capire che Linda era chi lo mandava, che quel ritorno di Torino era lei sola. Quando lo seppi, ero già andato alla poltrona e le parlavo.

Mi fece le feste e voleva sapere. Era lei come offesa, e scherzava e rideva. «Maledetto Carletto, lui ha tagliato la corda». Glielo dissi e lei rise subito, poi mi fece quel broncio. — Tanto t’importa di vedermi? Allora vattene.

— Vuoi che usciamo? — mi disse.

Allora andammo per le strade, e mi cozzavo nei passanti. Dopo un po’ ci trovammo sul Tevere, contro il muretto.

— Che cos’è che vuoi dirmi? — le chiesi.

— Niente, — mi disse, — se la prendi a questo modo. Mi fa piacere rivederti, una sciocchezza, e sapere se vivi contento.

— E tu com’è che sei a Roma? — dissi.

Era tutta abbronzata e, vestita leggero, non mi sembrava piú la stessa. — Sei stata al mare? — dissi ancora.

— Anche tu sei piú nero, — mi disse. Poi raccontò che andare al mare è sempre un rischio, si è nelle mani della gente, chi ti tocca ti tocca, non si può mai starsene soli. — Ho passato sei giorni, — mi disse, — ch’ero proprio felice. Nessuno con me. Pensavo: «Ci fosse qui Pablo». Ero sola dal mattino alla sera. Tu vai?

— Mezza giornata la domenica, e mi scoccio.

— Sei sempre quello, — disse lei. — Ma quante cose non mi dici. Ti piace Roma? cosa fai? guadagni soldi?

— Carletto mi ha detto qualcosa, — riprese. — Ma Carletto non è come noi. Non capisce. Voglio sapere se vuoi sempre far quattrini.

— Ti sei trovato la ragazza che ti piace? Carletto mi ha detto di sí. Te la sposi?

Le raccontai che stavo bene perché di niente e di nessuno m’importava. — Il lavoro che faccio mi piace, — le dissi, — e ho capito che il modo di farli è pensare a tutt’altro. Mi sembra sempre che qui a Roma sono entrato l’altro ieri. Qui è festa anche i giorni feriali.


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