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male che nella libertà egli scorgeva». «Altrettanto» — diceva Pellegrino Rossi nella sua relazione — «varrebbe permettere al primo venuto di stabilire in mezzo alle nostre città spacci di veleni, o fabbriche di polvere da cannone. La libera concorrenza in materia di banche non è il perfezionamento, la maturità del credito: essa ne è l’infanzia, o se si vuole, la decrepitezza». E il Baudrillart, continuando, saviamente osserva che con queste sue idee il Rossi «oltrepassava di molto lo stesso protezionista Roberto Peel e che dimenticava, o non teneva alcun conto della smentita che sembravano dare a quella sua così assoluta dottrina le banche di Scozia e degli Stati Uniti, le quali funzionavano benissimo e producevano benefizi che non poteva produrre il privilegio. Lungi dall’essere considerato come decrepitezza, il regime della libertà delle banche dovrebbe» — concludeva il Baudrillart — «essere considerato come progresso»1.

Nè meno severamente ragiona e conclude il Ferrara2. Ma il Pierantoni cerca di scagionare il Rossi di quella censura dei due insigni economisti osservando «che un Parlamento non consente gli abiti dell’Accademia, che un relatore riassume il pensiero comune di una Commissione e che in una questione di proroga di privilegio, il monopolio bancario era un fatto esistente, dal quale conveniva prender le mosse»3. Alle quali obiezioni si dovrebbe, per la verità, replicare che a relatore di una Commissione è sempre scelto colui che meglio possa esprimere il pensiero della maggioranza e che, quindi, è evidente che il Rossi fu eletto perchè pienamente consentiva nell’opinione di quella dei pari di Francia nel 1841 e, per ciò, egli, manifestando quelle idee, affermava idee sue; che è innegabile che tali idee fossero in aperta contraddizione con quelle antecedentemente da lui, quale scienziato, affermate dalla sua cattedra di economia e che, ammesso pure che in quella questione di proroga la Commissione della Camera dei pari avesse dovuto tener conto del fatto del monopolio già esistente, non ne conseguiva e non ne consegue, a rigor di logica, che dal momento che il Rossi, per ragione politica e di opportunità, si sentiva tratto a passar sopra

  1. H. Baudrillart, art. cit.
  2. F. Ferrara, op. cit.
  3. A. Pierantoni, disc. cit.