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98 pellegrino rossi e la rivoluzione romana

sitivo ove fosse detto: lo stato è indipendente, esso è sovrano, padrone di sè stesso verso e contro tutti, vi sarebbe qualche cosa di cambiato, qualche diminuzione dello stato? I diritti dello stato sarebbero essi meno certi, meno positivi, meno incontestabili, meno inattaccabili? Ha d’uopo dunque di una legge per provare che un uomo vivo non è morto? (Si ride).

Una legge per affermare che la Francia è un paese indipendente non è più necessaria che una legge destinata a stabilire che il quadrato dell’ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati costruiti sui due altri lati del triangolo rettangolo.

L’essenza dello stato è l’indipendenza; questo è un assioma. Sia grande o piccolo lo stato, eretico o cattolico, debole o forte, poco importa: i fatti possono variare, il diritto è lo stesso per tutti. L’indipendenza, l’autonomia dello stato, è un principio di diritto pubblico che domina tutta la legislazione di un paese, sia o non sia questo principio materialmente scritto in una legge speciale.

L’indipendenza di una nazione è scritta nella sua storia, nelle sue istituzioni, in tutte le sue leggi: essa è attestata da tutta la sua organizzazione sociale e politica.

La prima delle libertà della Chiesa gallicana non era che l’espressione diretta e formale di questo principio: e la storia spiega abbastanza perchè questa affermazione solenne ed esplicita parve necessaria: si volevano troncare così le querele che avevano esistito fra la Corona e il Papato.

Se mi si dice che oggi lo stato nulla di serio ha da temere dal Papato per la sua indipendenza, io sono il primo a riconoscerlo: se mi si dica che oggi il timore delle usurpazioni di Roma sulla sovranità della Francia sarebbe un timore chimerico, io sono d’accordo; ma che non ci si venga neppure a dire: dietro certe libertà la prima delle quali non è altro che un principio fondamentale del nostro diritto pubblico, un elemento essenziale della nazionalità francese.

Io vengo al secondo punto: parlando della Chiesa che cosa ci si è detto? Ci si è detto che la Chiesa cattolica, apostolica, romana, di cui facciamo parte, non ha cambiato mai.

Che si vuol dire con queste parole? Che essa non cambia nei suoi dogmi? In verità non era necessario venire a questa tribuna per apprendercelo. Ma no: si è andati più lontano: si è detto che essa non cangia mai non solamente nei suoi dogmi, ma anche nelle sue pretese e nella sua condotta.

In quale documento, in quale libro è scritta la storia che il signor conte De Montalembert ci sciorina qui? Certo non è questa la storia che ciascuno di noi ha appresa. Egli ha detto ieri, citando non so quale aneddoto, che esso era tratto dall’istoria che si apprende nella nostra infanzia prima di essere abbandonati all’Università. Si è dunque egli fermato là? Meglio sarebbe stato studiare in seguito la storia che l’Università insegna e che ella insegna sulle traccie di Vico, sulle treccie di Bossuet. e io potrei aggiungere qui un terzo nome, se anche l’amicizia non avesse la sua timidezza e il suo pudore1.

Come? La Chiesa non ha mai cambiato? La Chiesa ha una intelligenza ben più alta, un’abilità ben più grande, una prudenza ben più con-

  1. Il Rossi alludeva al Guizot.