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Forse sotto l’Impero? L’Impero, senza dubbio, onorava la Chiesa; il console aveva rialzato gli altari: l’imperatore tendeva la sua mano potente al clero. Può essere ancora che il clero obliasse troppo allora che l’incenso prodigato fuori del santuario turba ed ottenebra lo spirito dei deboli mortali! (Benissimo! Benissimo!).

Forse sotto la restaurazione? Anche sotto la restaurazione una parte del clero commise un errore capitale, sognando altri tempi e credendo di poter fare del re di Francia un chierico. Voi ne conoscete le conseguenze; conseguenze che sarebbero le stesse oggi, se il medesimo errore - oggi, grazie a Dio, impossibile - potesse essere rinnovato.

Il clero non si è dunque mai trovato davanti a un governo rappresentativo regolare, serio, solidamente stabilito, desideroso di sviluppare sinceramente tutte le libertà pubbliche, che dopo la rivoluzione del 1830. E, allora, non siamo troppo impazienti, imitiamo Roma, la quale è paziente non soltanto coi suoi avversari, ma anche voi suoi stessi figliuoli ed amici. (Movimenti di approvazione). Essa tollera lungamente gli errori: poi viene il giorno in cui essa riconduce gli erranti alla verità, all’ordine, alla pace. (Nuovi movimenti di approvazione).

Io ho l’intima convinzione che questo giorno verrà, e che le difficoltà che ci circondano troveranno la loro soluzione, una soluzione ragionevole e pacifica, innanzi tutto per la ferma volontà e per il buon senso del paese, per l’intervento prudente e illuminato dei poteri dello stato e poi, anche, per i consigli del capo supremo e venerato della cattolicità. Egli comprenderà le necessità dei tempi moderni nei governi rappresentativi, come la Chiesa ha sempre compreso, io lo ripeto, tutte le necessità sociali nel seno delle quali essa si è successivamente trovata. (Segni generali di approvazione. L’oratore, nel tornare al suo posto, riceve le congratulazioni di un gran numero dei suoi colleghi).


Il successo di questo discorso denso di pensiero, sintetico, poderoso nell’affermazione di un principio fondamentale, morbido e saporosamente malleabile in tutto il resto, come i lettori hanno veduto, fu completo; oratoriamente fu un grande successo. Non avveniva mica tutti i giorni, alla Camera dei pari, che un oratore fosse così frequentemente interrotto dai segni di approvazione e dai plausi dei propri colleghi o, molto meno, che alla fine del suo discorso, un oratore scendendo dalla tribuna, fosse così clamorosamente da essi felicitato.

Sotto il riguardo da cui io debbo considerare questi fatti, in relazione, cioè, all’uomo insigne di cui tratto, due sole osservazioni debbo trarne e sottoporre ai miei lettori.

La prima - e vi insisto con una certa tenacia, e i miei pazienti lettori vedranno, in seguito, che io avevo ragione di insistervi con qualche tenacia - si riferisce allo spirito conciliatore che alita in tutto l’alto discorso di Pellegrino Rossi. Egli sostiene i