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cietà di Gesù al Papa; così «il potere civile non rinunciava alle armi legali di cui era provveduto, ma, nell’interesse della pace religiosa come della libertà e deirinfluenza religiosa in Francia, esso invitava il potere spirituale della Chiesa a esonerarlo dal servirsene» 1.

Espedienti e sotterfugi ingenui nella supposta loro sottigliezza che, presso i dottrinari, passavano, allora, per somma abilità e sapienza politica!

E così fu che il presidente del Consiglio dei ministri Francesco Guizot propose al Re di nominare e il Re nominò Pellegrino Rossi inviato straordinario e ministro plenipotenziario ad interim, al posto lasciato vacante a Roma dal conte Settimo De Latour-Maubourg, che era andato in congedo, per ragioni di salute.

«Ciò che questa scelta aveva di un po’ strano, costituiva ai miei occhi» - scrive il Guizot - «il suo primo vantaggio; rinvio del Rossi, che era italiano e altamente liberale, profugo dalr Italia a causa delle sue opinioni liberali, non poteva non colpire, dirò più, non inquietare la Corte di Roma; ma vi sono inquietudini salutari e io conoscevo il signor Rossi attissimo a calmare quelle che egli doveva inspirare e nel tempo stesso a profittarne per il successo della sua missione. Le sue convinzioni liberali erano profonde, ma larghe e al tutto estranee a ogni spirito di sistema e di partito: aveva il pensiero liberissimo, quantunque non ondeggiante e nessuno sapeva meglio di lui vedere le cose e le persone tali quali erano realmente e contenere la sua azione giorno per giorno nei limiti del possibile senza cessare di seguire costantemente il suo scopo. Ardito con misura, tanto paziente quanto perseverante, insinuante senza servilità, egli aveva l’arte di maneggiarsi e di piacere a colui con cui trattava e dandogli l’idea che egli finirebbe per riuscire nella sua intrapresa e per ottenere ciò che gli si contestava.

Nella vita politica e diplomatica egli non era di quelli che si impadroniscono d’assalto e d’un colpo della città che assediano, ma di quelli che la circondano, la stringono così bene che la

  1. F. Guizot, Mémoires, ecc., vol. VII, cap. 43, pag. 392.