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profitto, pensando a se stesso, di quella situazione per ottenere la nomina di ambasciatore che egli ambiva ardentemente e - mi piace aggiungere per imparzialità di narratore veridico - che egli aveva tutte le ragioni di ambire e nell’interesse stesso della nazione che rappresentava.

Tutto ciò che scriveva il Rossi sull’aggradimento del Papa, del Lambruschini e della maggioranza dei porporati romani circa la nomina di lui ad ambasciatore era vero; ma c’era una difficoltà: la moglie di Pellegrino Rossi, la signora Carolina Melly, era rimasta protestante: impossibile quindi - così scriveva il Guizot al Rossi - che la Francia, la prima potenza cattolica, abbia a Roma un’ambasciatrice protestante: ciò aveva impedito, altra volta, la nomina di altri ambasciatori. Come dunque eliminare tale inconveniente, che per la Corte di Roma era gravissimo?

Il Re, il Guizot, il duca De Broglie consigliarono Pellegrino Rossi a restare a Roma solo, senza farvi venire sua moglie e, con questo espediente, il governo francese sperava di avere l’ufficiale consentimento del Papa alla nomina del Rossi ad ambasciatore di Francia a Roma.

E, poiché da molti scrittori è stata rimproverata al Rossi la sua ambizione e come una delle prove di questa ambizione si è addotta la sua nomina a Conte, così credo, più che opportuno, necessario il far rilevare ai lettori qui che la prima idea di conferire al Rossi il titolo di Conte venne al Re Luigi Filippo e proprio in questo momento in cui si dibatteva con la Corte di Roma la questione della nomina di lui ad ambasciatore. Ciò risulta evidente da una lettera che il Guizot scriveva al Rossi in cui era detto: «Il Re pensa, inoltre, che dovrebbe darvi il titolo di Conte, che tale titolo vi sarebbe utile a Roma e che è meglio esser chiamato signor Conte che signor Commendatore. Io, quanto a me, non ho su ciò nessuna opinione. Ditemi la vostra. Io parlerò nel senso che voi mi indicherete»1.

Non risulta dalla corrispondenza fra il Guizot e il Rossi che cosa questi rispondesse, ma è facile arguire dai fatti successivi che egli accettasse con piacere l’offerta del Re, e all’aver ce-

  1. Lettera del ministro Guizot a P. Rossi, in data 7 aprile 1846, nelle Mémoires dello stesso Guizot, vol. VII, pag. 455.