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capitolo terzo 137

Parlando della nomina del Gizzi il Rossi scriveva: «Egli è a suo posto, mi è parso, assai bene; egli è uno spirito freddo e pratico. Mi si assicura frattanto che egli è stato già spaventato. Per mezzo della paura si vorrebbe arrestare il Papa e il suo ministro. Avrebbero detto al Santo Padre che esso era riguardato come il capo dei liberali e che gl’interessi della Santa Sede se ne sarebbero trovati compromessi. Mi si assicura che il Papa e il ministro, specialmente, sono scossi. Nulla ho io veduto presso il Papa che me lo potesse far presentire: il linguaggio del Gizzi, mi è duopo riconoscerlo, poteva ugualmente esprimere la prudenza o la paura. Checchè ne sia il vostro dispaccio del 5 è giunto a proposito. Esso è eccellente. Dopo l’eccitazione prodotta dall’amnistia, rigettarsi dall’altra parte varrebbe provocare i torbidi più violenti. Speriamo che il buon senso la vincerà»1.

Qui gli storici appartenenti ai partiti progressista, radicale e repubblicano, giudicando essi pure la situazione, con un subiettivismo e con una passione, che non possono essere approvati ma soltanto compatiti in essi, perchè contemporanei, infuriano contro il partito sanfedista e reazionario, perchè con intrighi, con astuzie, con frodi di ogni maniera intralciava le buone intenzioni riformatrici di Pio IX e dei suoi ministri.

Che cosa dunque si poteva pretendere dal Principe di Metternich, dal Cardinale Lambruschini, dal Conte Solaro della Margarita e da tutti i satelliti della loro politica di reazione? Le riforme limitatissime vagheggiate da Pio IX, quelle più ampie e profonde desiderate e invocate dai liberali moderati e, alla testa di essi, da Pellegrino Rossi, quelle più ampie e radicali ancora invocate e volute dai liberali più avanzati erano, evidentemente, dirette contro le secolari tradizioni, contro i secolari pregiudizi e, sopratutto contro i secolari interessi di quel barocco edificio che era il governo teocratico: esse quindi dovevano sollevare contro quel movimento riformatore e rinnovatore le numerosissime falangi degli uomini che rappresentavano quelle tradizioni, quei pregiudizi, quegli interessi.


  1. Lettera di P. Rossi al ministro Guizot, in data 18 agresto 1846, nelle Mémoires dello stesso Guizot, vol. VIII, pagr. 343.