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capitolo terzo | 139 |
febbraio, il signor Rossi non omette mai, tutte le volte che la sua assistenza fu richiesta, di fare intendere così savie parole che hanno poscia, pur troppo, rassomigliato a profezie»1.
Di fatti, su quella situazione di oscillazioni, di esitazioni, di tentennamenti, su quella politica di un passo avanti e di un passo indietro, vera politica d’altalena, conseguenza logica e fatale della condizione del Papa, già tanto debole e timoroso per sè stesso e reso più dubbioso dall’esser tratto di qua e di là dalle due correnti che furiose cozzavano intorno a lui, tirato da un lato dai consigli autorevoli del Conte Rossi, dei Cardinali Gizzi, Amat, Ciacchi, Baluffi, dei monsignori Corboli-Bussi, Bofondi, Rusconi, Pontini, Morichini, Muzzarelli, Gazzola, del padre Ventura, del canonico Graziosi, del conte Gabriele Mastai, suo fratello, dall’altro lato tirato dai paurosi avvertimenti, dalle oscure minaccie dei Cardinali Lambruschini, Della Genga, Vannicelli-Casoni, Brignole-Sale, Orioli, Patrizi, De Angelis, Ugolini, dei monsignori Antonelli, Marini, Rufini, Sibilla, Savelli, Grassellini, degli ambasciatori d’Austria, di Baviera e di Napoli, su quella situazione Pellegrino Rossi scriveva, in varie lettere, dal 18 dicembre 1846 al 13 luglio 1847, al capo del governo francese: «La troppa lentezza da parte del governo irrita gli uni, incoraggia gli altri, e rende la situazione delicata. Io l’ho crudamente detto al Papa. Sembra che l’abbia compreso; ma l’idea di agire senza dispiacere ad alcuno è una chimera donde egli durerà fatica a disfarsi... Le intenzioni e le vedute sono sempre eccellenti: io vorrei poter esser certo che le cognizioni positive e il coraggio non mancheranno... Ciò che egli si propone di fare è buono e sarà sufficiente, se è fatto prontamente e nettamente: ma qui non sanno neppure far valere il bene
- ↑ M. O. D’Haussonville, op. cit., tom. II, pag. 225 e 226. Cfr. con F. A. Gualterio, Gli ultimi rivolgimenti ecc., vol. V, cap. IX, pag. 120 e 121; P. D. Pasolini, Memorie di Giuaeppe Pasolini, già citato, cap IV, pag. 74, dove è detto che il conte Rossi non ristava dall’incororaggiare il Papa a concedere spontaneamente quello che più tardi avrebbe dovuto accordare per forza, e con V. Gioberti, Rinnovamento cit., tom. I, cap XIII, pag. 275 e 276; con L. C. Farini, Lo Stato romano cit., vol. I, lib II, cap. I. pag. 166; cap. II, pag. 169 e seg. e passim; con M. Minghetti, Ricordi, già citati, vol. I, cap. V, pag. 205 e seg. E ho citato sei santi padri della scuola dottrinaria e moderata: e non cito i minori scrittori della scuola e nessuno degli storici dei partiti più liberali, o avanzati.