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capitolo terzo 167

chiara, sagace, che era ostile e dannosa all’Italia, ma che si inspirava alla realtà dei fatti e alla considerazione degli interessi austriaci, politica che non era la conseguenza di teorie preconcette, ma che alla verità effettuale delle cose applicava quei rimedi che sembravano i migliori.

Il Metternich vedeva, quali esse erano realmente, le condizioni d’Italia; il Guizot, a cui quelle reali condizioni d’Italia e quella politica del Metternich guastavano la prediletta teoria du juste milieu, non voleva vedere quei fatti, chiudeva, per deliberato proposito, gli occhi per non vederli: non voleva quel conflitto fra Austria e Italia e credeva di allontanarlo col considerarlo come non esistente; la febbre d’indipendenza onde erano divorati gl’Italiani credeva di guarirla col fingere di non accorgersene, perchè al suo intelletto repugnava che i fatti si volessero imporre alle teorie. Diavolo! le aspirazioni, i diritti, gli interessi degl’Italiani, le aspirazioni, i diritti, gli interessi di Casa d’Austria che vogliono uscire dai confini du juste milieu! Ma ciò era enorme! Aspirazioni, diritti, interessi non avevano diritto di esistere osi dovevano considerare come non esistenti dal momento che turbavano la politica du juste milieu!1


  1. E perchè i lettori non credano che io esageri e calunni Francesco Guizot, leggano ciò che egli scrive nel citato vol. VIII delle sue Memorie, a pag. 380 e 381, a proposito delle cose d’Italia. Assuefatto a guardare tutti i fatti del mondo in rapporto e in sottomissione alle sue dottrine, egli attribuisce l’effervescenza e l’agitazione degli Italiani contro l’Austria agli eccitamenti e a suggestioni dei rivoluzionari: egli non vede e non vuol vedere che quello è un movimento spontaneo ed universale, che ha le sue ragioni di essere nelle cause trentennali e nelle premesse storiche che lo hanno prodotto. Egli desidera degli Italiani a modo suo e non può ammettere gl’Italiani quali erano effettivamente e quali li aveva fatti la storia. Egli esigeva quindi degli Italiani calmi, ordinati, pazienti - e si che erano trent’anni che pazientavano - i quali avessero atteso tartarughescamente molti e molti anni a vedere effettuate le molteplici loro aspirazioni, e ciò unicamente perchè così faceva comodo a lui. Curioso uomo di stato, che voleva fissare leggi al nembo, che si è venuto addensando per un trentennio e prescrivere alla folgore, che deve uscire da quel nembo, l’ora in cui deve scoppiare e la via che deve percorrere e gli effetti che deve produrre; quel tanto e non più! Curioso politico, che pone a fondamento della sua azione non il mondo quale è, e gli uomini quali sono, e i fatti per quel che sono, ma il mondo, gli uomini e i fatti quali, secondo lui, dovrebbero essere o quali egli, per suo comodo, desidererebbe che fossero! Curioso filosofo della storia, che, mentre va fantasticamente speculando su ciò che deve avvenire in casa altrui, non scorge l’abisso che si va aprendo sotto i suoi piedi, che, mentre fissa le leggi cervellotiche che, secondo lui, debbono guidare gl’Italiani nella loro opera di redenzione, non investiga e