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capitolo terzo 169

mitiva sua popolarità e quanto più aumentavano i rancori e le ire dei popoli contro l’Austria e tanto più i popoli si affisavano in lui come al loro ideale redentore e lo salutavano nuovo Alessandro III contro il nuovo Federigo Barbarossa, nuovo Giulio II espulsore dei nuovi barbari, nuovo Paolo III contro il nuovo Carlo V e gli prestavano la sapiente energia di Gregorio VII e gli attribuivano le virtù militari di Napoleone e gridavano, da un capo all’altro di Italia, viva Pio IX! viva Pio IX! e in quel grido raccoglievano le aspirazioni di ognuno, gli ideali di tutti, le speranze universali d’Italia!

Cosi finiva il 1847, così cominciava il 1848 e proprio nel giorno di capo d’anno i sanfedisti e gli austriacanti riuscirono a persuadere il Papa di una specie di rivoluzione meditata e preparata — dicevano essi — dagli agitatori, nella occasione della riunione popolare apportatrice di auguri al Pontefice. E il Papa, sempre nervoso, sospettoso e diffidente, cadde nella pania di quella grossolana insidia e con lui vi cadde l’impetuoso Cardinale Ferretti, il quale fece munire di milizie pontificie tutti gli accessi del Quirinale, onde davvero stava per nascere una vera ribellione, non contro Pio IX, ma contro il suo governo. Il Senatore di Roma Principe Corsini in alto, il generoso Ciceruacchio, ora vero capo del popolo, in basso, riuscirono a quotare quella bufera: si chiarirono gli equivoci, si dissiparono i malintesi: il giorno 2 gennaio Pio IX usci in carrozza aperta, il popolo irruppe da tutte le parti attorno a lui acclamandolo con entusiasmo e recandolo in trionfo sino al Quirinale, mentre Ciceruacchio, salito dietro la vettura papale, gli gridava: Coraggio Santo Padre, fidatevi del popolo! In sei parole, con intuizione mirabile e inconsciente di tutta quella situazione, intuizione non venuta a lui dalla testa ma dal cuore, quel capo-popolo svolgeva tutto un programma: Coraggio Santo Padre, fidatevi del popolo! Quante cose in sei parole!

Ma gli eventi precipitavano e la logica della storia discendeva, fatale e inesorabile, da legittime premesse a legittime conseguenze; avveniva ciò che doveva inevitabilmente avvenire1:


  1. «Dall’amnistia si andò alle riforme, dalle riforme alle franchigie, dalle franchigie allo statuto, dallo statuto alla guerra di indipendenza: i fatti si succedevano come erano già scritti nelle coscienze, come le parti