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Cellini, Giulio Pippi - per non parlare dei sommi come Raffaello, Michelangelo, Niccolò Machiavelli - Pellegrino Rossi era agitato dal desiderio febbrile di effondere tutta quella potenza di cui si sentiva investito e quindi esplicava un’attività veramente prodigiosa negli studi e, fra una scrittura forense di materia civile e un dibattimento penale, apprendeva la lingua e la letteratura inglese e si arricchiva di estese e profonde cognizioni nella storia, nella filosofia, nell’economia e nel diritto.

Come oratore e difensore aveva presto levato rumore nella dotta Bologna, ove l’avvocatino pallido - così lo chiamava il volgo - era divenuto notissimo.

Frutto di quella sua attività febbrile, di cui feci cenno poc’anzi e conseguenza dell’alto concetto in che egli teneva il nobile ufficio di difensore, fu la fondazione fattasi, per sua iniziativa, in Bologna, di un’Accademia denominata dei Filodicologi, diretta a restaurare l’eloquenza del foro, rinvigorendo fra gli avvocati l’uso della buona favella nazionale. Questa Accademia, della quale facevano parte, allora, Monsignor Pellegrino Farini e i giureconsulti bolognesi Casoni, Salvi, Lisi ed altri, inaugurò la sua prima seduta nell’aula dell’Archiginnasio il 19 dicembre del 1808, presidente Paolo Costa, segretario Pellegrino Rossi1.

Ma più che le lotte e i successi del foro arridevano all’ambizione del giovane giureconsulto, tutto acceso dell’amore della scienza, tutto pervaso del fuoco dell’arte, i trionfi che egli si riprometteva dall’insegnamento, con fervida e appassionata parola, bandito dall’alto di una cattedra.

E nel 1812 egli conquistò, per concorso, quella di diritto e procedura civile nel liceo, a cui aggiunse presto, nel 1814, l’altra

  1. Fr. Mignet, Portraits et notices historiques et littéraires, Paris, Didier, 1852, memoria su Pellegrino Rossi. Augusto Pierantoni nel suo magistrale discorso Della vita e delle opere di Pellegrino Rossi, nel volume: Per l’inaugurazione del monumento nazionale a Pellegrino Rossi in Carrara, Imola, Galeati, 1876, in una nota a pag. 128, credette di non dover far menzione di questa Accademia, fondata dal Rossi e a cui accennava appena il Mignet e di cui fece motto anche Francesco Ferrara nel suo Ragguaglio biografico e critico di P. Rossi nella Biblioteca dell’Economista. Ma una pubblicazione posteriore (Pellegrino Rossi secondo alcune notizie e lettere raccolte e per la prima volta pubblicate da Carlo Lozzi, in Rivista penale di dottrina, legislazione e giurisprudenza, vol. VI, 1877, pag. 261 e seg.) autorizza a ritener vera l’esistenza di questa Accademia, denominata dei Filodicologi.