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capitolo quarto 185

la guerra all’Austria, perchè guerra, da un capo all’altro del suo stato, gridavano e volevano i popoli: ma Pio IX, capo dei cattolici, rappresentante di un Dio di pace. Pio IX, Pontefice massimo della Chiesa, poteva intimare la guerra ad uno stato cattolico quale era l’austriaco? I ripieghi, i sotterfugi, l’altalena, la politica di un colpo al cerchio e l’altro alla botte ora non potevano adoperarsi più: era giunto il momento decisivo. E Pio IX, nella cui piccola mente, nel cui animo scrupolosissimo i rappresentanti del partito reazionario italiano e straniero avevano inspirato la certezza di un imminente scisma dei cattolici d’Austria e di Germania1, si decise, come logicamente, necessariamente doveva decidersi: gl’interessi maggiori prevalsero, come era naturale, sui minori, quelli dei centottanta milioni di cattolici affidati alla sua tutela e alle sue cure su quelli dei tre milioni di sudditi sottoposti al suo temporale dominio, la voce della religione soffocò quella della politica, onde egli - come da tutti è risaputo - il 29 aprile 1848 pronunciò - mentre già le sue milizie e i volontari sudditi suoi, sotto gli ordini del Durando e del Ferrari, avevano oltrepassato il confine e si erano

  1. Fin dall’ottobre del 1847 il Principe di Metternich delineava, in lettera confidenziale diretta al Conte di Fiquelmont, che si trovava in missione particolare a Milano, questa politica: spaventare il debolissimo Pontefice coi terrori dell’eresia e dello scisma, per ritrarlo dalla via liberale, così dannosa all’Austria, su cui si era messo, e scriveva; «Grandi imbarazzi attendono il capo della Chiesa, più grandi di quelli che Pio IX si è creato come sovrano di Roma. Le notizie che mi giungono dai quattro punti cardinali (!) sono piene del malumore che regna nel clero. L’elemento democratico si fa largo e proclama Pio IX quale suo Messia. Da questo elemento, applicato alla Chiesa cattolica, al radicalismo civile e all’ateismo, non v’ha che un passo e il capo della Chiesa che risveglia questo elemento si prepara un tristissimo avvenire di rimorsi e di lotte» (Metternich, Mémoires, ecc., vol. VII, pag. 435). Dal punto di vista del Principe cancelliere profondo e profetico apprezzamento, che per altro derivava da un falso e assolutamente erroneo apprezzamento delle condizioni generali d’Italia, nella quale il Principe si ostinava a non vedere che una espressione geografica e di cui non volle o non seppe assolutamente comprendere il risveglio e il rinascimento. Egli si ostinava a vedere negli Italiani un popolo di scheletri nelle catacombe, egli si ostinava a credere che quelle ossa mandassero fremiti sotto il soffio momentaneo degli agitatori, e non si accorse che quelle ossa si erano riunite e rimpolpate e che quegli scheletri erano uomini risorgenti e che il sentimento della rigenerazione era penetrato nella coscienza della maggioranza degli Italiani e che questi, anche senza l’azione di Pio IX, sarebbero, o prima o poi, insorti a sconvolgere l’Europa, la cui rivoluzione contro la trentennale politica metternichiana era già matura.