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capitolo quarto 189

per raggruppare tutti gli atti compiti, da quel fatale 29 aprile fino al 15 novembre dello stesso anno 1848, da Pio IX, divenuto ormai preda del partito austro-gesuitico e deciso irremovibilmente non solo a sostare, ma a retrocedere sulla via delle concessioni patriottiche e liberali.

Invano si sono affaticati, per cinquantanni, tanti scrittori e papalini e moderati - e alcuni anche esimii - a voler nascondere, o attenuare almeno o l’esistenza o l’importanza di quegli atti, tentando, con più o meno pietose menzogne, di contorcere e piegare la storia alla dimostrazione non delle cose vere ma delle cose da essi desiderate; invano si sono sforzati, con dottrinarie riflessioni e con astiose declamazioni, a negare la evidenza dei fatti e, ciò che è peggio assai, a strapazzare la logica della storia la quale, piacesse o non piacesse a quei messeri, governando per forza di sillogismi gli avvenimenti, condusse inesorabilmente a quegli eventi che erano legittima conseguenza di legittime premesse. Io pure avrei desiderato e desidererei, come certo anche i lettori di questo libro, che gli eventi si fossero svolti diversamente da quel che si svolsero; sarebbe stato desiderabile che concordia completa e senno virile e prudenza senile avessero guidato gl’Italiani; che non fossero esistiti tanti partiti ostili fra loro; che non si fossero commessi tanti errori militari e politici; ma perché ciò fosse potuto accadere sarebbe stato necessario che non fosse esistita la storia d’Italia dei tre secoli precedenti; non le secolari divisioni politiche, non gli opposti interessi regionali, non le vicendevoli gelosie fra le città capitali, non le tradizioni delle varie case principesche, non gli influssi della grande rivoluzione francese in Italia, non la dominazione napoleonica, non il trattato di Vienna del 1815, non la massoneria, non la Carboneria e le sue rivoluzioni del 1821, non i rivolgimenti del 1831, non le sètte dei sanfedisti e dei centurioni organizzate e protette dal governo pretesco, non la Giovine Italia e il suo apostolato, non i patiboli austriaci, borbonici ed estensi, non le congiure e i tentativi insurrezionali del 1834, del 1844 e del 1845, non i congressi scientifici e i libri dei riformisti e via di seguito. Ma, allora, sottratti tutti quei fatti alla storia, cioè tolte tutte quelle premesse, non si avrebbero avute le conseguenze che si ebbero e non ci sarebbe stata nè