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194 pellegrino rossi e la rivoluzione romana

Tutti i tentativi dei costituzionali erano vani; rappezzature minuscole ad un enorme sdrucito. Cosi ogni giorno che passava, da quel fatale 29 aprile, allargava sempre più l’abisso aperto dall’Enciclica fra il sovrano ed i sudditi, fra gli Italiani e Pio IX. Anche i più ardenti ammiratori di lui, dinanzi all’eloquenza irresistibile dei fatti, si intiepedivano: quelli - ed erano i più che lo avevano amato, perchè se ne erano fatto il tipo ideale del redentore d’Italia, vistolo nel suo vero aspetto, disillusi, amareggiati e non sapendo e non potendo e non volendo comprendere che il Papa non poteva essere che cosi, quale oggi si mostrava, e non quale a loro era apparso in principio e quale essi, secondo i loro desideri!, se lo erano figurato, non lo odiavano ancora, perchè non sapevano e non volevano confessare a sè stessi di essersi al tutto ingannati, ma lo compativano, amando crederlo vittima delle suggestioni austro-gesuitiche; e del tradimento accusavano i Cardinali, i reazionari, gli austriacanti, ma non Pio IX, in cui però non avevano e non potevano avere più fiducia, dopo la constatazione della sua soverchia bontà, della sua debolezza, della sua incapacità ed impotenza. In conclusione tutti gli spiriti si alienavano da lui e si volgevano, sconfortati, altrove, in cerca di uno strumento - giacché mancava l’Eroe - che li servisse nel massimo dei loro ideali, l’espulsione dell’Austriaco dall’Italia; e quindi si gettavano avanti, disposti a camminare senza lui, e se fosse necessario, anche contro di lui1.


  1. Lo storico papalino sfegatato A. De Saint-Albin (Histoire de Pie IX et de non pontificat, Paris, Victor Palme, l870, 2° ediz.) narra che «Ciceruacchio, con le lacrime agli occhi ripeteva» - dopo la pubblicazione dell’Enciclica del 29 aprile: - «Egli ci ha traditi!» (tom. 1, cap. IV, pag. 182). E P altro storico papalino, già citato, A. Balleydier, inventando, come suole, perchè eccellente coloritore e narratore parzialissimo — e dico inventando perchè lui solo racconta tale aneddoto, non corroborato neppure dall’ombra di prova — una proposta di massacro di preti che sarebbe stata fatta da Ciceruacchio in quella occasione, gli fa dire: «V’è un solo mezzo di salvare la rivoluzione (!) ed è di liberare Pio IX. dai nemici che cagionano la sua perdita, rovinando la sacra causa del popolo: i preti si son posti di fronte alla libertà: è duopo massacrarli per aprire il passo alla libertà!» (op. cit., vol. I, cap. IV, pag. 126).
       Questa è una favola; ma se fosse fatto vero, confermerebbe la verità storica la quale è questa: che quel generoso capo-popolo, come la grande maggioranza dei Romani, non potendo rinunciare al loro idolo, dinanzi all’evidenza dei fatti che lo mostrava avverso alla redenzione della patria, preferiva scusare lui per poterlo amare ancora, rigettando la colpa della Allocuzione tutta sul partito austro-gesuitico.