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CAPITOLO V.


Ministero di Pellegrino Rossi - Uccisione di lui.



Il giorno 16 settembre 1848 la Gazzetta di Roma annunciava la formazione del nuovo ministero: presidenza ed esteri, Cardinale Giovanni Soglia Ceroni; interno e, ad interim, finanze, Conte Pellegrino Rossi; istruzione pubblica, Cardinale Carlo Vizzardelli; grazia e giustizia, avvocato Felice Cicognani; commercio, professore Antonio Montanari; lavori pubblici e, ad interim, guerra, duca Mario Massimo di Rignano; ministro senza portafogli, conte Pietro Guarini. Il cavalier Pietro Righetti, sostituto al ministero delle finanze; monsignor Francesco Pentini, sostituto al ministero dell’interno.

La verità storica impone ad uno scrittore obiettivo di dire subito che quel ministero, sia di fronte alle due Camere, sia di fronte al paese, era debolissimo. Tranne l’alta e luminosa figura di Pellegrino Rossi, gli altri erano o mediocrità, o nullità, senza precedenti politici, senza valore personale, senza autorità o popolarità.

I Cardinali Soglia-Ceroni e Vizzardelli erano due mediocrità, le quali avevano anche il torto —  gravissimo in quel momento storico — di essere due preti; per quanto in fama di non esagerati nelle loro opinioni pretesche. L’avvocato Felice Cicognani, deputato del V collegio di Roma, era uomo d’ingegno e insigne per dottrina giuridica; ma religioso, alieno dalla politica, impopolare, di opinioni tanto temperate che si avvicinavano all’oscurantismo; politicamente, quindi, egli indeboliva il ministero Rossi, dandogli una tinta più spiccatamente reazionaria1.

  1. «Il ministro di grazia e giustizia è un pover’uomo contro il quale tutto il ministero sclama. Credo che durerà poco. Finché non si cambi è inutile sperare riforme negli ordini giudiziari» C. L. Farini a M. Minghetti (Ricordi del Minghetti stesso, vol. II, pag. 39S).