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capitolo quinto 237

addosso gravissime accuse e da giustificare le più sinistre interpretazioni.

Il secondo progetto molto poetico, assai arcadico era quello del congresso della federazione italiana da tenersi a Torino per fissare il programma della grande associazione nazionale, proposta da Vincenzo Gioberti e nella quale avrebbe dovuto raccogliersi «l’eletto» - come scriveva il Gioberti stesso «degli ingegni della nazione e diffondersi in tutta la penisola, essendo importante l’appoggiare presso il nostro debole governo l’idea della lega col mostrarla avvalorata dei più splendidi nomi d’Italia»1.

Era un platonico aiuto che si veniva a dare all’idea della lega italiana; ma, sia perchè promossa dal Gioberti, che era ancora in auge di popolarità, sia perchè, a prima vista, pareva a quei convulsi e quasi dissennati Italiani di quel tempo rimedio utilissimo ai mali della patria, quell’appariscente ma vuota idea giobertiana ebbe gran seguito di ammiratori e, anche a Roma, giornali e circoli la celebravano e si apparecchiavano, anzi, a inviare i loro rappresentanti al prossimo congresso federativo a Torino.

Il terzo progetto, più poetico, più vaporoso ed aereo di quello del Gioberti, era la proposta di riunione di una costituente italiana, messa fuori dal professore Giuseppe Montanelli, il ferito di Curtatone, ingegno eletto, anima ingenua e mistica, dottrinario della democrazia, popolarissimo in Toscana, il quale visto che «era vana la speranza di vedere conclusa una lega fra i principi, e minore ancora quella che un fatto tanto più solenne quale era quello della personificazione politica dell’Italia potesse uscire dai soli negoziati diplomatici, affermava dovere la Dieta italiana essere l’opera di una costituente nazionale. Trattarsi, quindi, ora di spingere i diversi governi d’Italia ad effettuare tale disegno; questo l’impulso che imprimer doveva il partito democratico: il grido universale doveva essere: Vita la costituente italiana!»2.


  1. Lettera del Gioberti al Rosmini da Torino, in data 8 settembre, nel Commentario cit. del Rosmini stesso, nei Documenti, n. 14, pag. 326 e 327.
  2. G. Montanelli, Memorie sull’Italia e specialmente sulla Toscana, Torino, Società editrice italiana, 1855, vol. II, pag, 400 e seg.