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18 pellegrino rossi e la rivoluzione romana

accorrevano ad ascoltare un Italiano, che insegnava mirabilmente in francese; un giureconsulto che restituiva ogni propria significazione al diritto, spiegandolo mercè la storia; un professore, il quale rapiva l’uditorio e con arte infinita dava diletto a ciò che prima non aveva procurato che istruzione. Il signor Rossi ottenne il suffragio dei veri giudici, gli applausi del pubblico, lo stesso entusiasmo delle donne che trassero a quelle lezioni»1.

Ad accrescere la sua autorità e la sua fama concorreva il fatto che egli dava ai suoi insegnamenti l’inspirazione liberale, l’impronta nuova di fronte a un governo retrogrado quale era il ginevrino2. Il suo metodo era spigliato e moderno: «egli trascurava i particolari, le categorie, le divisioni e suddivisioni, ma esponeva le principali dottrine, le sviluppava con abbondanza, con argomentazioni solide nel fondo, brillantissime nella forma: rendeva attraenti le materie più aride come quelle del diritto romano; specialmente poi nel diritto penale egli grandeggiava»3.

L’illustre professore Cherbuliez, dopo aver affermato che «v’erano pochi uomini, fra quelli del tempo in cui egli scriveva, ai quali il signor Pellegrino Rossi non fosse superiore nella potenza intellettuale e nel valore oratorio», dopo aver riconosciuto che «il signor Rossi, fortunato in ciò più della maggior parte degli oratori, univa al talento dell’artista una potenza intellettuale che a lui assicurava fra gli scienziati un posto il più segnalato che nè il cattivo gusto, nè lo spirito di parte, nè le meschine gelosie di coloro, che sono umiliati dalla sua superiorità, gli potranno far perdere»4, esamina lungamente e con ampiezza di sagaci, sebbene talvolta troppo sottili distinzioni, la diversità delle qualità dello scrittore da quelle dell’oratore, e conclude che mentre il Rossi «non era molto inferiore al Mirabeau come oratore, quantunque la maniera di lui fosse assai

  1. Hubert Saladin, opusc. cit. Cfr. con Cherbuliez nel primo e nel secondo dei quattro articoli citati, con A. Pierantoni, loc. cit. e con Gustave De Puynode, art. cit.
  2. De Mazade, art. cit.
  3. A. E. Cherbuliez nell’articolo del 1849.
  4. A. E. Cherbuliez, nell’articolo già citato del 1840, pag. 18 e 19. Cfr. con Gustave De Puynode, art. cit.