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capitolo sesto 319

E siccome potrebbe obiettarsi da alcuno che l’avversione del Petitti non prova molto contro il Rossi, perchè egli era piemontese e i piemontesi dovevano avere, a quei giorni, il dente avvelenato contro l’avversatore del progetto di lega escogitato dal Rosmini, così addurrò il terribile giudizio, pronunciato intorno all’insigne carrarese da un uomo, per dottrina, per ingegno, per amor di patria venerando e per giunta frate e per soprassello siciliano.

Il Padre Gioacchino Ventura il quale, come accennai, era a Roma il rappresentante diplomatico del governo provvisorio siciliano, così scriveva al ministro degli affari esteri a Palermo, in data del 5 marzo 1849: «sia l’Eccellenza Vostra convinta che, senza la serie dei fatti che si sono succeduti negli ultimi tre mesi in Roma, e che una politica di moderazione e di legalità non potè certamente approvare nel momento in cui si compivano, la causa italiana era irreparabilmente perduta.

«Sin dal passato ottobre, dietro prove certissime che ne aveva, ho avvertito cotesto governo che una lega segreta si era stretta tra l’Austria, il Piemonte e Napoli contro il principio democratico, che diveniva sempre più forte e minaccioso in Italia.

«Il ministero Pinelli di Torino era alla testa di questa congiura monarchica contro i popoli. Il ministero Gioberti, che gli succedette, ne subì la intera eredità funesta, senza il beneficio dell’inventario.

«Il disgraziato ministro Rossi era in Roma l’anello di unione, ed il veicolo della corrispondenza fra i gabinetti indicati. Imposto al Papa, più che proposto, dalla camariglia, questo ministro funesto non era conosciuto dal Papa per quello che era, nè per l’uso cui doveva servire.

«Io però che, per averlo due anni trattato, aveva avuto occasione di pesarne la leggerezza dei talenti politici, e la profondità della perversità del cuore, non poteva ingannarmi; e perciò, nel passato agosto, quando incominciò a trattarsi di con-

    polizia pontificia, esiste nel Processo cit., foglio 1700 a 1701. Quando parla della mediazione alludo a quella interposta, per gherminella diplomatica, dall’Inghilterra e dalla Francia fra l’Austria e il Piemonte e che doveva esplicarsi nelle riunioni della Conferenza di Bruxelles, e la quale riuscì, come moltissimi, insieme al Petitti, prevedevano, ad una vera e propria mistificazione, quale geneticamente era giá.