Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana I.pdf/334

Da Wikisource.
326 pellegrino rossi e la rivoluzione romana

Deciso ad avventurarsi sui trampoli della contraddizione, ormai patente anche ai più ingenui e ai più illusi, lui che aveva scritto che lo slancio generale per la guerra d’indipendenza era irresistibile e che i governi italiani che non lo secondassero vi perirebbero, ora si assumeva, per compiacere Pio IX, che la guerra d’indipendenza non aveva mai voluto e non voleva, ad avversare la lega col Piemonte, e anche con arti abbastanza subdole, se pure il Rosmini, il Bargagli, il Pareto e il Padre Ventura erano bene informati, cosa della quale io, per me, dubito, perchè temo — più che io non creda, giacchè elementi per crederlo positivamente, non ne ho — che fosse Pio IX, il quale si raccomandasse al Rossi di allontanare da lui il calice amaro della guerra all’Austria e temo che il ministro ossequente si prestasse all’intrigo, il che aumenterebbe la colpa di Pellegrino Rossi.

Ad ogni modo, volendo governare con vela adatta alle onde tranquille una nave in balia di un mare in tempesta, volendo reggere il timone dello stato in nome di un partito che non era mai organicamente esistito, o che, in ogni ipotesi, allora non esisteva più, contro una corrente che trascinava, con logica fatalità, uomini e cose, contro le aspirazioni — fossero anche erronee — della grande maggioranza degli Italiani, contro l’opinione pubblica, contro la coscienza della nazione, contro la legge della storia, Pellegrino Rossi cadde vittima del suo dottrinarismo, delle sue illusioni, dei suoi errori, dando la nobile e preziosa sua vita, intrepido e magnanimo, per un miraggio, che a lui era sembrato cosa salda, per una meteora, che i suoi occhi, ottenebrati dalle preconcette e per tutta la vita carezzate teorie, scambiarono per un alto e patriottico ideale.

A quei giorni» — acutamente osserva un forte ingegno romagnolo — «furono similmente uccisi il ministro Latour a Vienna, il Lamberg in Ungheria, il Lichnowschy a Francoforte, senza che la loro morte provocasse emozione di sorta: ma quella di Pellegrino Rossi sconvolse tutte le coscienze. Qualche gran cosa era con lui crollata: a distanza di diciotto secoli, il pugnale che avea colpito Cesare per trafiggere, invano, l’impero, scannava Rossi uccidendo il Papato»1.


  1. A. Oriani, La lotta politica in Italia, Torino-Roma, L. Roux e C., 1892, lib. V, cap. III, pag. 451.