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capitolo secondo 57

Le altisonauti promesse dei ministri francesi, i quali clamorosamente avevano affermato la Francia liberale non essere disposta a tollerare intervenzioni armate della Santa Alleanza negli stati europei in cui avvenissero movimenti liberali, avevano prodotto, come è noto, il loro effetto: Parmegiani, Modenesi e Romagnoli, nel febbraio del 1831, si erano sollevati contro i loro governi; le milizie austriache erano intervenute e avevano represse quelle sollevazioni, senza che la Francia avesse fatto alcuna opposizione; e solo avevano ottenuto i ministri francesi, che, represso il movimento insurrezionale, gli Austriaci sgomberassero tosto lo stato romano. Ma, appena i Croati si furono allontanati, avvenne in Romagna un nuovo rivolgimento, onde gli Austriaci tornarono ad invadere le Legazioni e le milizie francesi occuparono Ancona. Se si fosse dovuto badare alle parole risonanti alla tribuna francese, così sovrabbondevole sempre e romoreggiante di frasi, l’occupazione d’Ancona si era effettuata nell’interesse dei principii liberali e a beneficio delle oppresse popolazioni italiane; ma, alla stregua dei fatti, risultò che quella occupazione era stata determinata, e fu mantenuta per sei anni, al solo scopo di equilibrare la soverchia influenza dell’Austria in Italia, a solo vantaggio della politica interna ed esterna della Francia. Ora il Guizot aveva chiesto all’amico Pellegrino Rossi il suo pensiero su quella politica e questi, che sperava e aveva fede in quei coperti, e pur puerili, avvolgimenti della nuova monarchia francese, rispondeva all’amico: «Voi pensavate a me, e non v’ingannavate pensando che dell’Italia io mi occupava: essa è il mio pensiero di tutti i giorni e lo sarà finché avrò un soffio di vita. Ho compreso il vostro sistema, come voi avete compreso il mio cordoglio. Non si può impedire all’ammalato che ha fame di lamentarsi, anche quando il medico è obbligato ad essere inesorabile. Voi mi domandate quali sono i miei sogni e le mie speranze ragionevoli. Lasciamo stare i sogni, tutti ne fanno: i! crederci è cosa diversa; il trattarne seriamente in iscritto è anche peggio. Le mie speranze, suggerite dal buon senso, sono più facili a dirsi... Io spero che l’Europa sia ormai convinta che la rivoluzione, nel senso di una profonda incompatibilità fra il presente sistema di governo e le popolazioni, è penetrata fino nelle viscere del paese. Ogni opinione con-